La Bce insiste, giusta la stretta sui tassi di interesse. Ma è crollo della domanda di prestiti da parte di imprese e famiglie nel I trimestre 2023

La Bce nel suo Bollettino economico odierno insiste e ribadisce: «Le prospettive di inflazione continuano a essere troppo elevate da troppo tempo. Alla luce delle perduranti pressioni inflazionistiche elevate, nella riunione del 4 maggio, il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce». Per quest’ultima, «le pressioni di fondo sui prezzi rimangano intense». Giusto, dunque, innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. A quale prezzo? Il paradosso è che è la stessa Bce a rivelarlo: le banche hanno segnalato un forte calo della domanda di prestiti da parte di imprese e famiglie nel primo trimestre del 2023, «il più marcato dalla crisi finanziaria mondiale, mentre la contrazione della domanda di prestiti da parte delle famiglie è stata la più elevata dall’avvio dell’indagine nel 2003». In più, dal rapporto Abi-Agenzia delle Entrate, pubblicato oggi, emerge che il rialzo dei tassi della Bce rende meno accessibile per le famiglie accendere un mutuo per l’acquisto di un’abitazione anche se, rispetto agli anni precedenti “dei tassi zero”, il confronto è ancora positivo. Lo scorso anno, infatti, sono state 780 mila le abitazioni comprate e vendute, oltre 30 mila unità in più del 2021 (+4,7%). Ma nell’ultimo trimestre il calo è stato del 2,1%! Non dovrebbe sorprendere, allora, che lo scorso anno e nei primi mesi del 2023 è sceso l’indice di accessibilità (affordability index) che sintetizza l’analisi dei vari fattori (reddito disponibile, prezzi delle case, andamento, tassi di interesse sui mutui) che influenzano la possibilità per una famiglia di acquistare un’abitazione contraendo un mutuo.