di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Dall’Emilia Romagna arrivano notizie di estrema gravità a causa delle devastanti alluvioni che hanno colpito la Regione. 14 le vittime, sperando che sia un numero definitivo, tanti i feriti, decine di migliaia di sfollati, più di quindicimila al momento. E poi danni economici imponenti, con gli allagamenti che hanno distrutto abitazioni private, aziende, edifici ed infrastrutture pubbliche. Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha parlato di circa 280 frane attive in oltre 60 comuni e di 400 strade distrutte o interrotte. Ci sono ponti crollati o da risistemare, imprese, da quelle agricole a quelle turistiche e non solo, devastate, in una catastrofe che non si esaurirà con la fine delle piogge, ma porterà conseguenze economiche e sociali importanti per i prossimi mesi ed anni, oltre al dramma delle famiglie che hanno subito dei lutti. In queste ore difficili, nelle quali l’emergenza non è ancora finita, non si può che esprimere solidarietà e vicinanza alla popolazione emiliano romagnola e sostegno a chi con il proprio impegno sta facendo il possibile per aiutare, dalle istituzioni, locali e nazionali, ai vigili del fuoco ed alle forze dell’ordine, fino ai tanti volontari che stanno lavorando senza sosta per prestare soccorso alla popolazione. La forza e la solidarietà dimostrate dal popolo emiliano sono un esempio per tutta l’Italia, e la politica, almeno in circostanze come questa, è necessario che si mostri unita, al di là dei colori di governo ed amministrazione regionale. Ora è il momento della messa in sicurezza della popolazione. Poi, martedì, il CdM sull’Emilia Romagna, per i provvedimenti necessari: ci sarà bisogno di rendicontare i danni, provvedere agli indennizzi per cittadini, lavoratori e aziende, di moratorie per tasse e mutui, che già sono state disposte, di impostare la ricostruzione di quello che è andato perso, il più rapidamente possibile. Ma l’auspicio è che, stavolta, si riesca ad andare oltre. Provvedendo, finalmente, a qualcosa di più organico e strutturale, ovvero una messa in sicurezza del territorio che ormai non è più rinviabile, perché alle tante ed annose criticità legate alla gestione di ambiente, urbanizzazione, controllo delle acque ed altro ancora, adesso si sono sommate anche le conseguenze del cambiamento climatico. Si pensi che sulle zone alluvionate è caduta in pochi giorni l’acqua di sei mesi in un evento definito dagli esperti da clima subtropicale, su un terreno già messo alla prova dalla siccità della scorsa estate e poi dalle ingenti piogge di qualche settimana fa. Ma la questione non è legata solo alla Regione Emilia Romagna: come detto dal ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, tutta l’Italia è a rischio ed occorre un piano complessivo per fare in modo di poter rispondere efficientemente alle calamità naturali, un piano imponente, dal punto di vista economico ed organizzativo, che secondo lo stesso ministro potrà realizzarsi in circa dieci anni e richiederà risorse quantificate in decine di miliardi. Ma che, in ogni caso, come dimostrano le tragiche immagini che ci arrivano dall’Emilia Romagna, non può più essere rimandato.