In due mesi più di 1,2 milioni di assunzioni. Ma raddoppia la difficoltà delle imprese a trovare competenze da assumere
Anche il mercato del lavoro italiano, come altri indici dell’economia, presenta forti contraddizioni. Partiamo dai dati odierni dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps, secondo i quali nei primi due mesi del 2023 le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati sono state 1.232.000, in lieve calo rispetto allo stesso periodo del 2022 (-1%). Mentre le cessazioni sono state 936.000, in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-4%), ma comunque consistenti. Le assunzioni incentivate sono state circa 210.000, pari a un sesto delle assunzioni totali, mentre le trasformazioni a tempo determinato incentivate sono state circa 30.000, circa un quinto delle trasformazioni totali. A febbraio il saldo annualizzato risulta pari a +443.000 posizioni di lavoro, in aumento rispetto a quello registrato a gennaio. Fatto ancora più interessante è che il contributo a tale crescita è dato dai rapporti di lavoro a tempo indeterminato, pari a +376.000. Ma soltanto ieri Confindustria ha rilanciato un allarme: raddoppia, rispetto al periodo pre-covid, la difficoltà delle imprese a trovare competenze da assumere. Il vicepresidente di Confindustria, Giovanni Brugnoli, ha parlato di un «mismatch drammatico». «Con un tasso di disoccupazione giovanile stabile oltre il 20% e milioni di Neet, un’impresa su due non trova competenze adeguate». In sostanza, «il 46% di oggi, era il 25% prima della pandemia», secondo dati di Excelsior-Unioncamere. Basti sapere che «il danno per le imprese è di 38 miliardi l’anno» e che «in 5 anni serviranno 3,8 milioni di nuovi occupati». Dunque, si potrebbe fare di più, molto di più.