In un’intervista a La Repubblica, il ministro ammette un’apertura al premierato: «Potrebbe essere la strada giusta»

«Nel pacchetto riforme c’è sia l’autonomia differenziata che il presidenzialismo o forme simili. Devono entrambe arrivare a conclusione entro la fine della legislatura». Così il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, in un intervento su La Repubblica, a pochi giorni di distanza dal giro di incontri tra il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e le delegazioni dei partiti che compongono l’opposizione su un’eventuale riforma in senso presidenziale (sulle riforme costituzionali, del resto, il premier aveva promesso l’ampio coinvolgimento di tutte le forze politiche in Parlamento). «Nel programma di governo c’è l’intesa sull’elezione diretta del presidente della Repubblica. Abbiamo ora fatto una valutazione dei pro e dei contro. A questo punto la riflessione è per modifiche limitate, e il premierato potrebbe essere la strada giusta», ha proseguito Calderoli, tirando le somme dopo il primo giro di incontri, durante i quali i rappresentanti del Terzo Polo hanno proposto l’istituzione del sindaco d’Italia. Una soluzione che non trova il sostegno di Calderoli: «Una bestemmia: piuttosto penso al modello “governatore” della Regione. Il capo del governo è eletto direttamente dal popolo, però collegato a una coalizione di governo che gli garantisca una maggioranza certa in entrambe le Camere. Il principio del premier eletto deve essere controbilanciato dal ruolo del Parlamento, pertanto occorrerebbe introdurre la “fiducia costruttiva”, ovvero solo la maggioranza che ha espresso il premier ha la possibilità di trovarne un altro, in casi particolari».