«Fin dal primo giorno di lavoro, il governo ha messo i figli, i genitori, le mamme e i papà in cima all’agenda politica»

«Vogliamo che l’Italia torni ad avere un futuro, a sperare e a credere in un futuro migliore rispetto a questo presente incerto». Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ricordando agli Stati Generali della Natalità, all’Auditorium della Conciliazione a Roma – presente anche Papa Francesco –, che «fin dal primo giorno di lavoro, il governo ha messo i figli, i genitori, le mamme e i papà in cima all’agenda politica». «Vogliamo vivere una nazione nella quale essere padri non sia fuori moda, ma un valore socialmente riconosciuto tutto, in cui riscoprano la bellezza di essere genitori che è una cosa bellissima che non ti toglie niente e che ti dà tantissimo», ha aggiunto il premier, ribadendo la linea sulla maternità surrogata: «Per decenni la cultura dominante ci ha detto il contrario. Vogliamo che non sia più scandaloso dire che siamo tutti nati da un uomo e una donna, che non sia un tabù dire che la natalità non è in vendita, che l’utero non si affitta e i figli non sono prodotti da banco che puoi scegliere e poi magari restituire». L’incontro di oggi si inserisce in un’agenda fitta di impegni: nel weekend il premier riceverà il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, atteso a Roma (si veda il Primo Piano). Un incontro utile a ribadire il posizionamento dell’Italia nel contesto geopolitico internazionale. A seguire, settimana prossima, altri due impegni, stavolta oltre confine: il Consiglio d’Europa (da non confondere con il Consiglio europeo: il Consiglio d’Europa è infatti un’organizzazione internazionale con lo scopo di promuovere la democrazia, i diritti umani e l’identità culturale europea) in programma a Reykjavik, in Islanda, il 16 e il 17 maggio e poi il G7 in Giappone dal 19 al 21 maggio. Secondo un’indiscrezione dall’Ansa, che ha citato fonti interne all’Eliseo, riportata poi anche da altri quotidiani online, i due vertici potrebbero offrire l’occasione al presidente del Consiglio di incontrare il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, dopo le dichiarazioni del ministro dell’Interno francese, Gerald Darmanin, critico nei confronti della politica del governo italiano sui flussi migratori, che hanno scatenato un caso diplomatico. Che Meloni ha cercato sempre di non alimentare, evitando di alzare i toni nel commentare la vicenda.