Gli strali della sinistra europea in difficoltà. Meloni: «A me non risulta che ci siano problemi bilaterali tra Italia e Francia»

Mentre la Cina cerca di convincere il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a non recedere dal Patto sulla Nuova Via della Seta, Francia e Spagna lanciano strali contro le politiche del governo Meloni. Il motivo? «Una questione di politica interna» di Parigi e Madrid che «segnalano qualche difficoltà di consenso», ha spiegato la stessa Meloni, ridimensionando così le parole di Stephane Séourné, presidente di Renaissance, il partito di Emmanuel Macron, che ha definito «ingiusta, inumana e inefficace» la politica italiana in tema di migranti e quelle della ministra del Lavoro spagnola, Yolanda Diaz, che ha criticato le misure del Lavoro italiano.
D’altronde, l’attivismo italiano in Africa preoccupa Macron e in più le elezioni europee (2024) si avvicinano, così inizia a scaldarsi anche la campagna elettorale, che dal campo nazionale si riverbera o è (sapientemente) riverberata sul campo internazionale. I sondaggi danno in svantaggio il “modello Urusla”, i partiti di sinistra e centro sinistra che lo sostengono sono in evidente difficoltà. Anche in Italia. Se oggi la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha scelto come suo cavallo di battaglia l’emergenza abitativa e il caro affitti, dimostrandosi vicina ai meno abbienti, il sindaco di Roma, Giorgio Gualtieri, Pd, è assediato da un oceano di proteste mirato al ritiro, e non soltanto al ridimensionamento, di una delibera che dal 1° novembre istituisce un’ampia Ztl Fascia Verde nella Capotale con l’installazione di varchi per impedire l’accesso quotidiano a centinaia di migliaia veicoli a diesel e benzina e separando sostanzialmente il centro dalla periferia. Stanno veramente male.