Il leader della Lega ha assicurato che il governo porterà in porto tutte le riforme costituzionali presenti nel programma

«Sono fantasie di qualche giornale il fatto che non possa essere raggiunta prima delle Europee: l’autonomia è già radicata in Parlamento, il 2023 è l’anno dell’Autonomia». Così il leader della Lega e vice premier, Matteo Salvini, assicurando che il percorso di riforme intrapreso dal governo, coinvolgendo anche le forze politiche avversarie – in settimana il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto le delegazioni dei partiti di opposizione (al centro degli incontri, una riforma in senso presidenziale) –, non naufragherà. Le riforme costituzionali sul tavolo di palazzo Chigi godono infatti del sostegno di tutta la maggioranza, che pure presenta al suo interno priorità diverse: ad esempio la Lega propone di dare precedenza all’Autonomia, perché, come osservato dai vertici leghisti, si tratta di una riforma che richiede meno passaggi parlamentari e quindi più rapida. «Noi siamo convinti sostenitori anche delle altre riforme perché non ci siano governi che vanno e vengono e cambi di maggioranza e cambi di casacca, quello è un percorso costituzionalmente più lungo in cui crediamo», ha detto Salvini. «Alla fine di questa legislatura una repubblica federale in cui i cittadini scelgono direttamente chi li governa e per cinque anni quella è la squadra e quella è la maggioranza penso che sarà qualcosa di positivamente rivoluzionario». Il leader della Lega è tornato anche sul caso scoppiato con la Francia – si veda il Primo piano –, a causa delle critiche mosse alle politiche del governo italiano sui migranti: «Da autonomista penso che ognuno debba occuparsi dei fatti propri, lezioni dai francesi non ne prendo visto che respingono i bambini di notte nei boschi al confine di Ventimiglia», ha detto Salvini, per poi chiedere «ai francesi di rispettare gli impegni sulla Tav». «Noi stiamo mantenendo la parola data in termini di tempi, soldi e progetti. Pare che qualcuno a Parigi possa cambiare idea e chiedere tempi più lunghi e questo non sarebbe serio nei confronti dell’Europa. I francesi probabilmente insultano perché hanno milioni di persone in piazza che stanno protestando contro Macron», ha concluso il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.