L’Inps non sblocca ancora l’incremento, utile per contrastare l’inflazione

I pensionati, più di altre categorie di cittadini, stanno soffrendo l’impatto della crescita dei prezzi al consumo, in particolare dei generi di prima necessità che compongono quasi completamente il carrello della spesa delle famiglie. La legge di bilancio, proprio per venire incontro a questa problematica, ha previsto un percorso standard legato alla normativa sulla rivalutazione delle pensioni ed un altro riservato, invece, alle pensioni minime. In questo secondo caso, l’incremento degli assegni pensionistici è dell’1,5%, con un ulteriore incremento del 6,4% per le persone con almeno 75 anni. Ciò permetterebbe di avvicinare l’obiettivo di assicurare una pensione minima di 600 euro per il 2023, in attesa di un intervento più strutturale nel prossimo anno e della riforma fiscale che prevede l’equiparazione della no tax area. I pensionati al minimo, però, non hanno ancora beneficiato di questo incremento materialmente. Soltanto dopo quattro mesi l’Inps, il cui presidente Pasquale Tridico è stato appena commissariato dal governo, ha emanato una circolare, senza però partire con gli incrementi, in quanto manca ancora un atto interno. Un intoppo burocratico che sta rallentando una misura che i sindacati avevano apprezzato, in quanto volta a dare un minimo di ristoro a milioni di persone. A copertura della misura ci sono 480 milioni per il 2023 più altri 379 milioni per il prossimo anno.