di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Presentato il Rapporto Censis-Ugl 2023 alla vigilia del Primo Maggio. Le giovani generazioni scontano, più delle altre fasce di età, le contraddizioni che rallentano il nostro Paese. L’occupazione, almeno sulla carta, non manca, ma le imprese faticano ad assumere personale con competenze adeguate. Resta e pesa molto il nodo degli stipendi medi troppo bassi rispetto

Il Primo Maggio, la Festa dei Lavoratori, per un sindacato rappresenta sempre un momento centrale, un punto di arrivo, ma anche di ripartenza per un cammino fatto di impegno quotidiano dalla parte di chi lavora, di chi ha lavorato e di chi vorrebbe lavorare. È proprio guardando a questa categoria che il 28 aprile, continuando una tradizione molto proficua per la nostra organizzazione, l’Ugl e il Censis hanno presentato l’edizione 2023 del Rapporto, sintetizzato nelle pagine che seguono. L’attenzione, quest’anno, è andata alle giovani generazioni, provando ad indagare i tanti motivi che spingono molti di loro a lasciare l’Italia o, comunque, a non escludere l’ipotesi di poterlo fare in futuro. Il nostro è un Popolo di migranti, da sempre, da quando i nostri esploratori hanno aperto rotte per terra e per mare, scoprendo mondi sconosciuti agli Europei. Oggi, però, il fenomeno migratorio appare pieno di contraddizioni, soprattutto perché viviamo in quello che molti definiscono l’inverno demografico. A fronte di tante imprese che lamentano la carenza di personale e di competenze, un problema che, peraltro, investe direttamente pure la pubblica amministrazione, resta una forte sacca di disoccupazione soprattutto giovanile; come se non bastasse, chi è occupato, spesso lo è in settori non in linea con il percorso di studi fatto. Se ciò accade è perché il lavoro ha perso la propria centralità, sia sotto l’aspetto dell’essere (nel presentarci diciamo che lavoro facciamo) che sotto il profilo economico, con gli stipendi medi sempre troppo bassi rispetto alla media dei principali Paesi europei ed oggi alle prese con una impennata del costo della vita che non si registrava da tempo.