Diventa fondamentale restituire valore economico al lavoro dipendente. Le altre priorità rimandano alla transizione scuola-occupazione, alla promozione delle competenze trasversali e al recupero di manodopera a bassa qualificazione, necessaria per coprire circa il dieci per cento dei posti

Il Rapporto Censis-Ugl si chiude con alcune riflessioni sulle cose da fare davanti ad un mercato del lavoro che non riesce a trovare risposte neppure per i pochi giovani che vivono e studiano in Italia. La prima cosa è sicuramente quella di restituire valore economico al lavoro. Gli stipendi, già mediamente bassi, sono ulteriormente erosi dall’inflazione, per cui il principio della equa retribuzione, soprattutto per i giovani e i livelli più bassi, deve essere obiettivo prioritario delle parti sociali e della contrattazione collettiva, cui non si può far fronte unicamente con la riduzione, pur necessaria, del cuneo fiscale. Una seconda priorità è rappresentata dalla necessità di rendere più efficace la transizione tra scuola e lavoro. La transizione scuola-lavoro è un grande problema nazionale, che dipende da un lato dalla incapacità del sistema scolastico di fare orientamento e di plasmare la propria offerta in maniera coerente ai fabbisogni del mercato, dall’altro dalla
scarsa lungimiranza del sistema produttivo, il quale piuttosto che investire nella qualità delle risorse umane anche attraverso la formazione continua privilegia il contenimento dei costi e dei salari. Una terza cosa da fare è quella di promuovere le competenze trasversali, sia nella scuola che nel mondo del lavoro, in particolare sul green e sul digitale. Da ultimo, vi è la necessità di recuperare manodopera a bassa qualificazione, in Italia, ma anche all’estero, a copertura di una quota di fabbisogno di circa il 10% del totale.