Meno occupati e con un titolo di studi superiore alla mansione svolta
Il Rapporto Censis-Ugl 2023 muove dall’assunto che i giovani sono quelli che hanno maggiori difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro e, una volta entrati, devono sopportare anni di precariato con bassi stipendi e sottoccupazione, prima di poter avere un trattamento che permetta loro di avere una vita soddisfacente e autonoma. Il risultato è che si registrano diversi fenomeni, in primo luogo l’alta disoccupazione. Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 34 anni è del 14,4% e il tasso di disoccupazione giovanile in senso stretto (15-24 anni) è al 23,7%, a fronte di un tasso medio dell’8,1%. A seguire troviamo il precariato: gli under trentacinquenni che lavorano sono 5 milioni e 231 mila e rappresentano poco meno di un quarto degli oltre 22 milioni di occupati. Quasi il 40%, oltre 2 milioni in valore assoluto, è impiegato in lavori non standard perché a termine, part time oppure entrambe le cose, come succede per 380.000 che sono doppiamente vulnerabili perché assunti sia con contratto determinato che con part time. Altro tema è la sottoccupazione: l’overeducation, vale a dire il mancato allineamento tra il livello di studi raggiunto e la professione svolta, in Italia riguarda un lavoratore su quattro ed è inversamente proporzionale all’età posseduta raggiungendo il 37,5% nell’età compresa tra i 25 e i 34 anni e il 44,3% tra gli under 25. Il 93,5% degli italiani è convinto che gli stipendi sono troppo bassi per tutti, con percentuali trasversali rispetto all’età, al titolo di studio, alla condizione professionale. Del resto, l’Italia è l’unico dei Paesi Ocse che negli ultimi trent’anni ha avuto una riduzione in termini reali delle retribuzioni del 2,9%. Nello stesso periodo, gli stipendi in Germania sono aumentati del 33,7% e in Francia del 33,1%. Qualche segnale di miglioramento: dal 2019 ad oggi i giovani occupati sono aumentati del 2,8%, e tra questi sono cresciuti soprattutto i lavoratori dipendenti (+4,7%) con contratto a tempo indeterminato (+6,8%).