Si guarda all’estero, mentre in Italia servirebbero almeno 3,8 milioni di lavoratori entro il 2027

Strategie di difesa personale e paradossi si incontrano quando si parla di giovani. Negli ultimi dieci anni oltre un milione di italiani si è trasferito all’estero. Tra gli italiani che se ne sono andati uno su quattro era laureato e uno su tre aveva tra i 25 e i 34 anni. Il fenomeno peraltro non è destinato ad esaurirsi: il 47,3% (il 60,6% fra i giovani) degli italiani dichiara che se ne avesse la possibilità se ne andrebbe dall’Italia. Del resto, l’88,5% è convinto che all’estero il lavoro sia pagato meglio e siano più valorizzate le competenze. Inoltre, nel 2022 le dimissioni volontarie sono state 2 milioni e 198.000, in crescita del 27,5% rispetto al 2019. È questo l’effetto
di una maggiore dinamicità del mercato del lavoro, testimoniata dalla crescita di attivazioni e cessazioni, ma anche di un’insoddisfazione diffusa: il 47,6% degli occupati dichiara che se potesse lascerebbe l’attuale lavoro,
quota che raggiunge il 50,4% tra i più giovani. Guardando ai paradossi, in Italia non ci sono mai stati così pochi giovani: per effetto congiunto del calo demografico e del pensionamento dei boomers, nel mercato del lavoro si sta creando un vuoto mai verificatosi prima: oggi i giovani tra i 15 e i 34 anni sono circa 12 milioni e nel 2040 scenderanno a 10 milioni e 737 mila. Allo stesso tempo aumentano i pensionati, che sono 14 milioni e 895 mila e nel 2040 saranno più di 17 milioni. Il tutto, mentre il Piano nazionale di ripresa e resilienza stabilisce che i giovani siano una priorità trasversale a tutti gli interventi e prevede una crescita dell’occupazione dei 15-29enni del 3,2% nel biennio 2024-2026 e dello 0,5% in quelli successivi. Infine, mai così tanti giovani che studiano (si affaccia sul mercato del lavoro la generazione più scolarizzata di sempre: il 76,8% dei giovani sotto i 34 anni è almeno diplomato e il 28,3% è laureato) e mai così tanta domanda di lavoro: di qui al 2027 si prevede un fabbisogno di circa 3 milioni e 800.000 lavoratori tra settore privato e pubblico.