I redditi tra tassi d’interesse e inflazione. Istat: a marzo 2023 vendite al dettaglio in valore nulle, quelle in volume in calo (-0,3%)

Tra la Bce che, ieri, ha deciso di alzare i tassi d’interesse di un quarto di punto percentuale, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 3,75%, quello sui depositi al 3,25%, e quello sui prestiti marginali al 4%, e I’Istat che stima, a marzo 2023, una variazione congiunturale nulla per le vendite al dettaglio in valore e per quelle in volume in calo (-0,3%), c’è legittimamente da chiedersi come faranno gli inadeguati stipendi italiani a reggere l’impatto di una crisi, innescata dall’inflazione prima e della guerra in Ucraina poi. Ma, proprio oggi, è entrato in vigore, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, il dl Lavoro, varato dal Governo nel Consiglio dei Ministri del 1° maggio. Testo pubblicato di 45 articoli che contiene diverse cose: dal superamento del Reddito di cittadinanza, con la sostituzione dal 2024 con l’Assegno di inclusione, all’ulteriore taglio del cuneo fiscale di 4 punti percentuali per i lavoratori dipendenti con redditi sotto i 35mila euro dal 1° luglio al 31 dicembre 2023. Inoltre, la dotazione del Fondo per la riduzione della pressione fiscale viene incrementata di 4.064 milioni di euro per l’anno 2024, secondo quanto previsto dall’articolo 41 del dl Lavoro, in vigore da oggi. Nelle bozze del decreto circolate fino a ieri non era indicata la quantificazione dell’incremento. E meno male che il taglio del cuneo c’è, visto che le vendite in valore sono stazionarie sia per i beni alimentari sia per i beni non alimentari e anche le vendite in volume sono in diminuzione per entrambi i settori (-0,7% e -0,1%). Senza dimenticare che per la Banca Centrale Europea, «le prospettive di inflazione continuano ad essere troppo elevate per troppo tempo».