Stipendi più ricchi fino a 100 euro; resta l’obiettivo di rendere definitiva la misura

Il piatto forte del decreto Primo Maggio, perché ha un impatto praticamente immediato sugli stipendi dei lavoratori, è sicuramente rappresentato dall’ulteriore taglio del cuneo contributivo. È da tempo che si parla della necessità di ridurre questa voce che spesa in maniera significativa sui salari dei lavoratori italiani, unitamente all’altra voce rappresentata dalla pressione fiscale. A fronte di una reiterata richiesta di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, negli anni si è fatto molto poco. Si ricorda, infatti, un mini taglio ai tempi dell’allora ministro Cesare Damiano, legato peraltro agli accordi di produttività, e poco altro. In tempi più recenti, è intervenuto il governo Draghi con una riduzione limitata ai redditi fino a 25mila euro. È però con l’esecutivo Meloni che la questione è stata affrontata in maniera più consistente, seppure ancora in forma temporanea e non strutturale. In legge di bilancio, la soglia è stata innalzata a 35mila euro, con un taglio differenziato di tre e due punti percentuali. Ora, per effetto di questo nuovo provvedimento urgente, il taglio del cuneo sarà di sette punti fino a 25mila euro e di sei punti fino a 35mila euro, che, tradotto in valori assoluti, significa arrivare, in determinati casi, vicino ai 100 euro su base mensile in più. Il taglio rafforzato è previsto sulle buste paga da luglio a dicembre, con esclusione però della tredicesima mensilità.