I negozi soffrono in Italia. E non solo. In Italia -7.443 unità. In Germania, – 9.000 negozi nel 2023

Tra gennaio e marzo 2023, secondo i dati Movimprese elaborati da Unioncamere-InfoCamere, emerge una stabilità delle iscrizioni al registro delle imprese delle Camere di commercio (101.788) in linea rispetto al 2022 e un sensibile incremento delle chiusure rispetto al biennio precedente (109.231 unità), sebbene tra i valori più contenuti degli ultimi dieci anni. Il tessuto imprenditoriale si è ridotto di -7.443 unità (-0,12% dello stock di imprese), il fronte imprenditoriale a patire le maggiori sofferenze sono quelli del commercio (-8.806 imprese, -0,61%) e dell’agricoltura (-6.167 unità, – 0,85%). Solo in Italia? Dopo i difficili anni della pandemia, il settore del commercio al dettaglio in Germania perderà altri 9.000 negozi nel 2023, secondo le previsioni dell’Hde. Un calo che, alla fine del 2023, lascerebbe sul territorio nazionale 311.000 negozi, escluse le microimprese. Diverse le cause: l’aumento dei costi che metterà sotto pressione i ricavi e gli utili delle imprese; l’aumento dei locali sfitti in molti centri urbani, mettendo in pericolo ulteriori attività commerciali; l’elevata inflazione, che sta portando a una perdita di potere d’acquisto tra i consumatori. Persino la catena mondiale statunitense Footlocker (2.714 negozi in 29 Paesi) sta accelerando il piano di razionalizzazione dei punti vendita nei centri commerciali di Usa e Canada; in Asia il brand chiuderà tutto. Entro il 2026, 400 punti vendita non performanti (il 15%) sarà chiuso per sostituire i negozi di vecchia concezione con nuovi concept store. Ma è altrettanto vero che per il 2023 l’outlook prevede un calo delle vendite compreso fra il 3% e il 5%, mentre nel 2026 l’obiettivo è una crescita dei ricavi del 6%.