Tra politica monetaria e calo delle quotazioni energetiche, rallenta la crescita dei prezzi

Negli ultimi mesi l’inflazione che da ormai un anno morde l’Europa sembra aver allentato la presa, grazie anche alle minori pressioni sui prezzi delle materie energetiche e non all’efficacia della strategia della Banca Centrale Europea che, innalzando i tassi di interesse, punta a riportarla intorno al 2% in tutta l’Eurozona. Le ultime rilevazioni, infatti, mostrano un marcato rallentamento per l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, sceso al 6,9% a marzo dal 10,6% di ottobre, quando ha toccato il massimo storico. Andamento simile si sta osservando anche in Italia, dove l’indice IPCA (calcolato al lordo dei ritocchi dei prezzi in occasione di eventi come i saldi invernali, quindi più confrontabile con l’andamento dello stesso indicatore macroeconomico in altre economie) è sceso dal 12,6% di ottobre e novembre 2022 all’8,1% delle ultime rilevazioni. Un allentamento della pressione sui prezzi è osservabile anche per quelli alla produzione, per i quali la crescita tendenziale è passata dal +31,7% di dicembre 2022 al +11,1% di gennaio 2023. «La netta decelerazione della crescita tendenziale dei prezzi alla produzione dell’industria – spiega l’Istat – sono soprattutto dovute ai forti ribassi sul mercato interno dei prezzi di fornitura di energia elettrica e gas, favorevolmente condizionati dal crollo del prezzo del gas naturale». Anche negli Stati Uniti si è osservato un andamento dei prezzi simile: dopo il picco del 9,1% toccato a giugno 2022 l’inflazione è costantemente scesa e, passando per il 6,5% di dicembre 2022, si è portata al 5% di marzo. A preoccupare ora, sia la Banca Centrale Europa che la Federal Reserve, è l’inflazione core, ovvero calcolata al netto di componenti variabili come i beni alimentari e l’energia. In entrambe le economie, infatti, l’indice è più alto dell’inflazione totale e mostra un andamento più altalenante. Proprio riferendosi all’inflazione di fondo la presidente della BCE, Christine Lagarde, ha detto che «c’è ancora molto da fare», lasciando presagire nuovi aumenti dei tassi di interesse (attualmente ne sono previsti almeno tre: a maggio, a giugno e a luglio).