European Chips Act meglio tardi che mai? Passa dal 10 al 20% a livello mondiale entro il 2030 la quota europea di semiconduttori

Un provvedimento che dovrebbe mobilitare tra i 40-43 miliardi di euro per sottrarre l’Europa dalla dipendenza cinese e americana in materia di chip e semiconduttori che servono a produrre tutti i principali articoli tecnologici, dai computer alle automobili e altro ancora di uso comune. Gli interessi in gioco sono altissimi e lo dimostrano anche le quattro tornate di negoziato impiegate da Parlamento e Consiglio Ue a raggiungere un accordo sul “Chips Act2, il pacchetto legislativo europeo o legge sui semiconduttori, approvato l’8 febbraio 2022 dalla Commissione Europea, mirato a rafforzare la capacità tecnologica e l’innovazione nell’ecosistema Ue dei chip. Obiettivo del provvedimento è raddoppiare dal 10 al 20% la quota europea nella produzione di semiconduttori a livello mondiale entro il 2030. Pacchetto che si articola in tre filoni: il sostegno allo sviluppo di capacità tecnologiche su larga scala; un quadro di riferimento per attirare nuovi investimenti; un sistema di monitoraggio per anticipare le carenze di fornitura in caso di crisi. «Accolgo con grande favore l’accordo politico sull’European Chips Act», che «consentirà un’industria dei chip competitiva e getterà le basi per una quota di mercato globale. Potenzierà un’industria della tecnologia pulita made in Ue e rafforzerà la nostra resilienza e sovranità digitale», ha scritto su Twitter la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Guardando al Fit for 55, alle emissioni Zero, alla transizione ecologica e tecnologica, pensiamo all’Intelligenza Artificiale, il Chips Act sarebbe dovuto arrivare prima in termini di tempistica. Basti pensare all’allarme lanciato dal vicepresidente di Federauto con delega Trucks&Van, Massimo Artusi, ha spiegato che «gli incrementi di vendite (dei veicoli commerciali e mezzi pesanti, ndr) registrati dalle rilevazioni statistiche sono in gran parte dovuti alle consegne di veicoli prenotati ancor prima dell’attuale crisi logistica, dei chip e dei componenti che hanno ritardato, e continuano a ritardare, le operazioni di vendita». Meglio tardi che mai?