Avanza l’ipotesi di rimandare gli interventi al prossimo anno, ma la partita è aperta

Almeno per il momento, sembrerebbe più facile una proroga per così dire rafforzata di alcuni strumenti in essere, piuttosto che una vera e propria riforma previdenziale a tutto campo, anche se non è da escludere che in Legge di bilancio potrebbe arrivare qualche sorpresa, visto che, comunque, il sottosegretario al lavoro, Claudio Durigon, ha ribadito la volontà di proseguire il percorso in primis verso Quota 41. Ad inizio gennaio, la ministra del lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, ha avviato il tavolo di confronto con i leader di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e delle associazioni datoriali per cercare di trovare una soluzione al ritorno della ben più rigida Fornero che fissa il paletto dell’età anagrafica a 67 anni e quello dell’anzianità contributiva a 42 anni e 10 mesi per gli uomini (un anno di meno per le donne). Dando seguito alla promessa fatta durante il confronto, sempre la ministra ha rimesso in piedi la commissione di studio sui lavori gravosi, proprio per valorizzare questo elemento ai fini del pensionamento. Resta ora da capire quali saranno le prossime mosse. La carta più semplice da giocare è quella che prevede la proroga dello status quo, vale a dire di Quota 103, dell’Ape sociale e di Opzione donna, magari con delle modifiche per venire incontro alle richieste dei sindacati. Se si vuole cambiare tutto, invece, è evidente che occorre agire da subito, visto i tempi ridotti.