di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl
L’economista ed ex ministro è il nuovo presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, nominato al vertice dell’Ente dal Consiglio dei Ministri. Sicuramente riconoscibile per le proprie posizioni fuori dagli schemi, portatore di una visione liberale dell’economia e della società, Renato Brunetta succede a Tiziano Treu, subentrando alla presidenza dell’organo consultivo, di rilievo costituzionale, che riunisce i rappresentanti delle parti sociali, tra cui il nostro Filippo Anasetti per l’Ugl. Una figura diversa, quella di Renato Brunetta, una voce discordante rispetto al coro del “politicamente corretto”, con posizioni a volte condivisibili, altre meno – e l’Ugl non ha mai mancato di sottolineare sia le une che le altre – che potrebbe rivelarsi utile allo scopo di dare un nuovo impulso alle attività del Consiglio. Un Ente importante, che produce pareri per il Parlamento ed il Governo, proposte e disegni di legge, relazioni e ricerche sulla società e sul mondo del lavoro, oltre a custodire l’archivio nazionale dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro e che costituisce un elemento significativo di dialogo sociale. Un organo, però, spesso sottostimato. L’auspicio è che questo cambiamento riesca ad infondere vitalità ad un Consiglio più volte messo sotto attacco da una certa visione “antipolitica” della gestione della cosa pubblica, da Renzi in poi, che, con il pretesto di tagliare gli sprechi, pure da ridurre, rischiava però di travolgere come uno tsunami gli spazi di rappresentanza e confronto, facendo tutt’altro che un favore al Paese. Quello che c’è da fare, piuttosto, è rendere più incisivo il lavoro del Cnel. Farne un laboratorio di idee per comprendere i grandi cambiamenti, produttivi, lavorativi e sociali in atto, in modo da saperli affrontare meglio. Trasformarlo in una forza propulsiva, per immaginare nuove relazioni sociali e industriali, anche all’insegna di un maggiore approfondimento sul tema della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, per un nuovo patto sociale fra lavoro e capitale, ora che i tempi sembrano finalmente maturi ed anche altre forze sociali, oltre alla nostra, premono in questo senso. Forse una personalità decisa come quella del nuovo Presidente potrà essere adatta a questi scopi. Perché da un lato capace di rappresentare una visione tarata sull’efficienza della pubblica amministrazione, per modernizzare un Ente considerato, a volte anche a torto, troppo paludato, dall’altro estraneo a un certo pensiero dominante e quindi forse in grado anche di rivitalizzare e pungolare il dibattito, per provare a produrre analisi e soluzioni più innovative e, negli auspici, efficaci, purché sempre nell’ottica non solo della ripresa economica, ma anche dell’inclusione sociale, a beneficio di imprese e lavoratori. Con questo spirito, auguriamo buon lavoro al nuovo Presidente.