di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Da una denuncia all’altra il conto è impressionante e lo ha fatto la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, che al Forum Confcommercio ha detto, testuali parole, «oggi probabilmente abbiamo un milione di posti di lavoro che non riusciamo a coprire, mentre abbiamo tante persone che sono fuori dal circuito lavorativo e quindi dall’impegno attivo nel mondo del lavoro». Una denuncia forte, doverosa, impressionante che rende concretamente l’idea di un abisso occupazionale e che quantifica quel tanto che manca all’Italia per agganciare una crescita stabile e sicura per non doversi mai più, come sistema economico, guardare costantemente indietro.
La ministra ha dichiarato qualcosa in più e di molto importante per tutti noi che “facciamo sindacato”, che rappresentiamo e difendiamo ogni giorno interessi, persone, diritti e principi. Ha detto di guardare con «grande interesse» a una «stagione di protagonismo» dei corpi intermedi nello Stato, auspicando il ritorno ad un forte protagonismo delle associazioni datoriali e delle associazioni sindacali. Personalmente ho sempre creduto che quella stagione non fosse mai dovuta tramontare, lo dimostrano tutti i problemi che nel mondo e nel mercato del lavoro ci ritroviamo oggi a dover risolvere simultaneamente. I passi indietro o in avanti che in termini di flessibilità-precarietà e di retribuzioni non rinnovate, inadeguate, è urgente compiere oggi ne sono la più efficace testimonianza. Se non ricordo male, fu proprio il segretario del più grande partito di centro sinistra, Matteo Renzi, a predicare e perseguire con grande baldanza e convinzione la «disarticolazione dei corpi intermedi», a inondare di ulteriore precarietà con il Jobs Act il diritto e il mondo del lavoro. Adesso è il ministro del Lavoro di un governo di centrodestra e inserire una marcia diversa, una marcia che va nella direzione della condivisione, del dialogo sociale e delle riforme necessarie, sì, ma per restaurare garanzie e diritti perduti. Noi de La Meta Serale lo dobbiamo e vogliamo riconoscere; altre testate non lo faranno.
Anche perché come sindacato Ugl siamo pronti a cogliere questa sfida, auspicando che la concretezza delle parole condivisibili ascoltate oggi e qui sottolineate si renderà ancora più tangibile. Perché già lo è oggi rispetto ai Governi Conte 2 e Draghi.
Non è per sete di protagonismo che auspichiamo il ritorno del protagonismo dei corpi intermedi, ma perché da sempre l’Ugl crede, come oggi Calderone, che la chiave di tutto sia (ri)mettere al centro il lavoro (e, aggiungiamo noi, l’uomo), perché il lavoro è «il cuore di tutte le riflessioni». Perché senza lavoro non c’è affermazione e neanche dignità delle persone e, aggiungo, neanche crescita e rilancio di un Paese che merita di essere protagonista della propria storia e di quella d’Europa.