di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Nell’Ue gli ultraottantenni passeranno da 6,1% della popolazione al 15,3%, e saranno quindi a fine secolo 64 milioni contro i 27,1 del 2022

Il lavoro e adeguate retribuzioni sono alla base di situazioni positive sia per chi quell’adeguato stipendio lo percepisce sia per la collettività e quindi per lo Stato. Sarà perché in Italia il lavoro ancora non è sufficiente e ben retribuito che, secondo le proiezioni diffuse da Eurostat, entro il 2100 la popolazione italiana si ridurrà di oltre 8,8 milioni? Quello dell’Italia sarebbe il calo più consistente in termini assoluti tra i 27 Paesi dell’Ue, dopo di noi la Polonia destinata a perdere 8,138 milioni di cittadini.
Le cause possono essere più di una, ovviamente, ma non poter contare su un lavoro stabile e su un’adeguata retribuzione impedisce di condurre una vita sana e di mettere al mondo figli. Non a caso, la rinuncia alle cure sanitarie è in crescita. Secondo il rapporto Bes 2021, è aumentata dell’1,5%, pari a 765 mila persone, la quota di coloro che hanno dovuto rinunciare a visite o accertamenti. In peggioramento anche il benessere degli adolescenti.
Guardando agli 8,8 milioni di italiani in meno nel 2100, fa riflettere ancora di più il dato diffuso oggi da Confcommercio, l’ennesimo della serie composta dagli allarmi lanciati delle imprese, e cioè quello dei 280 mila nuovi lavoratori in più, rispetto al 2022, introvabili soprattutto nei servizi legati al turismo. Tra le cause, Confcommercio indica le insufficienti competenze per mancanza di formazione. Quest’ultima altra nota dolente, altro anello debole della catena che in Italia meriterebbe maggiore attenzione, investimenti, spazi. Tutto si lega.
Ma tornando al 2100, ci sono altri aspetti preoccupanti da sottolineare: gli italiani saranno quelli che tra i 27 Ue avranno l’età media più elevata (53 anni). Non c’è da stupirsi, ma la notizia è che, diversamente da ciò che asseverano i fautori di un’immigrazione e di un’accoglienza indiscriminate, le proiezioni elaborate da Eurostat indicano che, nonostante l’arrivo di milioni di immigrati, la popolazione totale nei 27 è destinata a diminuire del 6,1% a fine secolo, passando dai 446,7 milioni del 2022 a 419,5 milioni nel 2100. Dato ancora più preoccupante è che, tra il 2022 e il 2100 in Italia ci saranno 29,9 milioni di nascite a fronte di 57,5 milioni di morti. Dunque, non dobbiamo restare con le mani in mano.
Sono condivisibili, da questo punto di vista, le parole espresse oggi del presidente del Consiglio italiano, secondo le quali per troppi anni in Italia non si è investito sulla natalità e sulla demografia. Un problema che, per Meloni, si risolve con «quella grande riserva inutilizzata del lavoro femminile».
Dal binomio lavoro e adeguate retribuzioni, dunque, non si scappa ed è bene fare di tutto per ripristinarlo.