Da Confcommercio l’ennesima conferma di un clima di «incertezza». Il peggio è passato o non è passato? Gli analisti scommettono sulla Cina

Secondo il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, «possiamo affermare che il peggio sia passato, ma resta confermata una sostanziale incertezza dello scenario internazionale, come resta confermato il rallentamento dell’economia mondiale». L’incertezza, dunque, regna sovrana.
Anche nella nota mensile dell’Istat, diffusa qualche giorno fa, l’istituto parla di uno scenario internazionale «caratterizzato da inflazione in graduale decelerazione ed elevata incertezza legata al conflitto tra Russia e Ucraina e alle tensioni nel settore finanziario». Neanche la Bce ha saputo dire quando avrà fine l’incertezza e quindi, pur impegnandosi a «garantire il tempestivo ritorno dell’inflazione» all’obiettivo di medio termine del 2%, ha dovuto ammettere che le prospettive «restano circondate da una notevole incertezza».
Non possono vederla diversamente le imprese: secondo l’indagine Energy Insights, condotta da ABB Electrification su un campione di 2.300 manager di piccole e grandi imprese di diversi settori, per il 92% degli intervistati la continua instabilità energetica rappresenta una minaccia per la redditività delle imprese. L’incertezza legata all’emergenza energetica in atto sta generando un impatto significativo sulla manodopera, causando una diminuzione degli investimenti sui dipendenti. Una forte dose di incertezza si è diffusa anche in seguito al fallimento della Silicon Valley bank, che ha fatto intravedere lo spettro del 2008, quando fallì Lehman Brothers. Uno scenario che ha lasciato i mercati finanziari inqueti, ma che per il momento è stato scongiurato, anche grazie alla «resilienza» dei sistemi bancari, per dirlo con le parole dei banchieri centrali.
Per adesso, l’impatto delle tensioni geopolitiche, della minaccia di recessione nelle principali economie occidentali e dell’inflazione globale si potrà stemperare o ridimensionare soltanto immaginando o scommettendo sulla ripresa della Cina, tra i principali motori dell’economia globale, circostanza non più improbabile alla luce del balzo del PIL cinese (dal 2,9% del quarto trimestre 2022 al del 4,5%).