di Francesco Paolo Capone – Segretario Generale Ugl

I dati recenti sull’occupazione giovanile dimostrano un andamento positivo. A febbraio, ultima rilevazione Istat disponibile, si riscontra un miglioramento rispetto a febbraio 2022 per tutte le fasce di età esaminate: nella classe 15-24 anni, si è passati dal 19,2% dell’anno scorso al 20,4% di quest’anno, tra i giovani adulti tra 25 e 34 anni, ugualmente la percentuale di occupati è salita dal 65,1% al 67,6% e considerando complessivamente tutti i ragazzi dai 15 ai 34 anni si è passati dal 43% al 44,7%. Lo stesso andamento positivo si nota esaminando il tasso di disoccupazione, complessivamente sceso per i 15-34enni dal 15,5% al 13,6% tra febbraio 2022 e febbraio 2023. Per quanto riguarda il tasso di inattività, anche qui c’è stata una diminuzione, per la fascia d’età 15-34 anni, di un punto percentuale, con dal 49,2% di febbraio 2022 al 48,2% di quest’anno. Questi dati sull’andamento dell’occupazione giovanile non devono certo essere considerati dei traguardi, ma motivare a fare di più, anche perché possono e devono essere migliorati, sia sul fronte della quantità, che su quello della qualità dell’occupazione giovanile, anche considerando il fatto che nel nostro Paese continua ad essere presente un’alta percentuale di Neet, ovvero ragazzi che non lavorano né studiano, ben il 25% della popolazione compresa tra i 15 e i 34 anni, corrispondenti a circa tre milioni di ragazzi. Sono tante le cose da fare per migliorare la condizione e le prospettive dei giovani italiani, nel mercato del lavoro e non solo. Certamente fondamentale è puntare su istruzione e formazione per garantire loro competenze adeguate alla realtà produttiva italiana. Per questo è importante la volontà finora dimostrata dal governo di rafforzare in questo senso l’offerta formativa. Oltre al liceo del made in Italy anche un potenziamento degli Its. In una recente intervista, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato la destinazione di ulteriori 700 milioni per gli Its, con l’obiettivo di potenziare competenze e didattica ma anche l’intenzione di disegnare una riforma complessiva dell’istruzione tecnica con percorsi più flessibili e vicini alle esigenze delle imprese. E poi c’è lo stanziamento di 1,2 miliardi per potenziare le “stem”, ovvero le materie scientifiche e le competenze digitali, e la scuola 4.0 per modernizzare l’offerta formativa, garantendo pari opportunità, valorizzare i talenti, promuovere l’orientamento scolastico e combattere la dispersione, con anche altri fondi per la formazione dei docenti, dei dirigenti e del personale amministrativo. Tra i vari interventi descritti da Valditara, anche una particolare attenzione nei confronti dell’acquisizione «da parte degli studenti di certificazioni linguistiche e professionali spendibili all’ingresso nel mondo del lavoro». Investimenti importanti per il mondo dell’istruzione, a beneficio dei ragazzi e del loro futuro, per la loro occupabilità, ma anche capaci di generare effetti positivi sul mondo produttivo, sull’economia e la società nel suo complesso.