Ma su Taiwan: «Indipendenza e pace non possono coesistere»

La Cina non venderà armi ad alcuna delle parti coinvolte nella guerra in Ucraina. Pechino è tornata a ribadire un concetto già espresso nelle ultime settimane, stavolta attraverso il ministro degli Esteri, Qin Gang, nel corso di una conferenza stampa con l’omologa tedesca Annalena Baerbock, allontanando perciò i sospetti sulla possibilità di aiuti militari alla Russia. Baerbock ha quindi esortato la Cina a chiedere «all’aggressore russo di fermare la guerra». La posizione è stata poi rimarcata dal presidente Xi Jinping nel giorno in cui ha incontrato il presidente brasiliano Luiz Ignacio Lula. I due leader, infatti, hanno condiviso che dialogo e negoziati siano l’unico modo per risolvere la crisi tra Ucraina e Russia. Eppure il discorso cambia quando di mezzo c’è un’altra questione, particolarmente cara a Pechino: quella relativa a Taiwan. L’argomento è stato affrontato proprio da Qin Gang e Baerbock, con quest’ultima che ha sottolineato come «una riunificazione di Taiwan alla Cina con la forza» non sia «accettabile» per l’Europa. Ma sul punto Qin Gang ha affermato che «l’indipendenza di Taiwan e la pace non possono coesistere» e che si tratta di «un affare interno della Cina e non ha bisogno di interferenze esterne». Intanto, per quanto riguarda gli ultimi aggiornamenti dall’Ucraina, l’intelligence britannica riferisce che le forze di Kiev stanno affrontando «problemi significativi con il rifornimento» e si stanno «sistematicamente ritirando dalle posizioni» che occupavano in precedenza. «La difesa ucraina – afferma ancora l’intelligence Uk – controlla ancora i quartieri occidentali della città, ma è stata sottoposta a fuoco di artiglieria russa particolarmente intenso nelle ultime 48 ore».