Durante l’audizione parlamentare, le due sigle si allineano ai partiti di opposizione

Soltanto nelle prossime settimane, si comprenderà se le proposte di legge in materia di salario minimo legale avranno un seguito o se, piuttosto, finiranno sul classico binario morto. L’avvio della fase conoscitiva, con l’audizione dei rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl presso la Commissione lavoro della Camera, è infatti la prima tappa di un percorso che si annuncia comunque lungo e complesso, considerando che il governo ha già espresso la propria contrarietà ad un provvedimento di legge in materia. Del resto, la stessa ministra Marina Calderone ha insistito sul taglio del cuneo fiscale e contributivo, un aspetto che serve proprio a rafforzare gli stipendi dei lavoratori dipendenti, mentre il vice ministro Maurizio Leo ha parlato della flat tax sui redditi incrementali da lavoro dipendente. La minoranza parlamentare, escluso il Terzo polo, insiste però sul punto, trovando peraltro una sponda nella Cgil e nella Uil che, con il cambio a Palazzo Chigi, hanno modificato la loro posizione rispetto all’ipotesi di fissare una soglia minima valida per tutti. La Cisl e la Ugl, viceversa, in coerenza con quanto affermato da almeno sette anni a questa parte, continuano a difendere la centralità della contrattazione collettiva, evidenziando, fra le altre cose, un rischio di livellamento verso il basso degli stipendi, soprattutto nelle aziende dove il fattore lavoro è preponderante.