di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

In questi giorni la politica si interroga sul futuro di Azione – Italia Viva, ma, a dire il vero, il progetto di Renzi e Calenda, nato in occasione delle elezioni che hanno portato alla vittoria della destra e al governo guidato da Giorgia Meloni, finora non è mai decollato. Il cosiddetto Terzo Polo, che nelle intenzioni dei fondatori avrebbe dovuto trasformarsi nell’ago della bilancia del Parlamento, o, ancor meglio, in un contenitore centrista capace di sfidare alla pari le coalizioni di destra e di sinistra, non solo non ha fatto presa fra gli elettori, ma ha anche già ridotto notevolmente i propri consensi. Dal 7-8% raggiunto alle politiche di settembre si è passati a risultati sempre più deludenti nelle successive elezioni regionali: a Febbraio il 4,9% nel Lazio ed il 4,25% in Lombardia e ad Aprile solo il 2,75% in Friuli Venezia Giulia, Regione nella quale il Terzo Polo non ha ottenuto neanche l’elezione di un consigliere. Ed ora a complicare le cose lo scontro sempre più infuocato, anche a colpi di tweet, tra i due leader, con Renzi già proiettato verso un nuovo ruolo, quello di direttore del giornale Il Riformista, mentre Calenda e i suoi vorrebbero maggiore chiarezza. Al momento la fusione tra Azione e Italia Viva appare lontana, mentre non si placano le polemiche interne all’alleanza, che, tra un fuoco di fila di accuse incrociate, sembrerebbe anzi in procinto di sciogliersi. Comunque procederanno le cose, l’impressione è che la scommessa del Terzo Polo si stia rivelando perdente soprattutto perché basata su assunti non adeguati alla situazione politica complessiva. Per varie ragioni. Innanzitutto il fatto che il bipolarismo, piaccia o meno, è diventato strutturale nella stessa forma mentis dei cittadini italiani, specie dopo la crisi dell’unica formazione che era riuscita, per qualche tempo, ad intaccarlo, ovvero il Movimento 5 stelle. Dopo l’esperienza grillina, con i pentastellati che prima si definivano post-ideologici e ora sono l’ala di estrema sinistra del Parlamento, risulta complicato dare credito ad altri movimenti che si dichiarino terzi rispetto ai due poli tradizionali. Il secondo elemento: il ruolo Forza Italia. Il partito che avrebbe dovuto più di ogni altro, per posizionamento, fornire elettori transfughi alla creatura di Renzi e Calenda ha invece tenuto nei consensi, nonostante i problemi di salute di Berlusconi, e la stragrande maggioranza sia della classe dirigente che della base elettorale forzista risulta solidamente schierata con il centrodestra. Infine, altro elemento “di disturbo” è costituito dall’atteggiamento della stessa Premier Meloni e del suo governo: il Terzo Polo, che si proponeva come antidoto moderato all’avanzata dei “barbari” di destra, ora deve fare i conti con una gestione assennata dell’economia e con rapporti internazionali tutt’altro che indeboliti per l’Italia.