di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

I tempi cambiano e con essi anche le culture dominanti. L’Italia repubblicana del secolo scorso, cattolica e guidata da un partito che anche nel nome, oltre che nella visione della società, si diceva cristiano, sembra un ricordo lontanissimo. Ora viviamo in un altro mondo, globalizzato e fluido, dominato dalla cosiddetta ideologia del politicamente corretto. Si parla naturalmente dell’Occidente, altrove le cose sono ben diverse. Comunque, questo nostro nuovo mondo occidentale non sembra, a ben vedere, più libero di quello del passato. Semplicemente sono cambiati i “padroni del discorso”, sono diverse le parole d’ordine, i comportamenti considerati socialmente accettabili e anche il modo di essere conformisti e benpensanti, nel significato peggiore del termine. Viene subito in mente il caso paradossale di una maestra sarda, Marisa Francescangeli, 58 anni, insegnante in una scuola primaria in provincia di Oristano, sospesa per 20 giorni dall’insegnamento con tanto di decurtazione dello stipendio con “l’accusa” di aver fatto realizzare agli alunni un piccolo rosario con 10 perline a forma di braccialetto nel periodo natalizio e, non contenta, di aver fatto recitare in classe delle preghiere. Dati i tempi della burocrazia, il provvedimento, che si riferisce a fatti avvenuti sotto Natale, è diventato operativo a Pasqua, coi venti giorni di allontanamento dall’insegnamento decretati nel periodo dal 27 marzo al 15 aprile. In questi stessi giorni, a Firenze, un’altra polemica, sempre legata al rapporto fra scuola e religione: il preside dell’istituto tecnico Marco Polo, Ludovico Arte, ha deciso di concedere uno spazio all’interno della scuola agli studenti musulmani in modo che possano riunirsi durante il periodo del Ramadan, motivando la scelta affermando che «in una scuola laica non si proibisce, non si censura, ma si accolgono le diverse posizioni. La mia laicità mi dice che tutti devono trovare spazio. Tutte le posizioni: quelle politiche, culturali e religiose». Parole condivisibili, ma che, evidentemente, non trovano applicazione ovunque e allo stesso modo. L’impressione, che lascia piuttosto amareggiati, è che, al di là delle parole d’ordine all’insegna dell’inclusività, sia in atto una vera e propria “crociata” mediatica e politica. Una crociata stavolta rivolta contro la tradizione – religiosa, culturale, sociale – italiana, europea ed occidentale, e contro chi continua a riferirsi ai valori di questa tradizione, in un completo rovesciamento dei rapporti di forza. Non, quindi, all’insegna della libertà per tutti, ma, piuttosto, passando da un tipo di conformismo a un altro. E che questo sia un progresso è tutto da vedere. Di questi tempi, si può ancora dire Buona Pasqua? Dalla Meta Serale, con “sprezzo del pericolo”, facciamo gli auguri a tutti i nostri lettori.