di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Il numero di ragazzi under-16 che lavorano è di 366mila nel nostro Paese, lo denuncia Save The Children, e del problema parla oggi anche Avvenire in un interessante articolo che riprende e analizza i dati forniti dalla stessa associazione nel rapporto pubblicato ieri sul lavoro minorile “Non è un gioco”, nel quale Save The Children afferma che «Il lavoro minorile è un fenomeno globale che non risparmia nemmeno l’Italia e che mette a repentaglio i diritti fondamentali di bambine, bambini e adolescenti». Ed i numeri lo confermano, se pensiamo che, con una popolazione complessiva nella fascia di età 0-16 che non arriva a 10 milioni di persone, poco meno del 4% ha avuto esperienze, continuative, saltuarie o occasionali, di lavoro minorile. Il 6,8% se si considera la fascia d’età tra i 7 e i 15 anni. Il tutto a dispetto delle leggi che tutelano i minorenni e che per salvaguardarne lo sviluppo psicofisico e assicurarne l’istruzione impediscono loro di lavorare fino al compimento del 16esimo anno d’età. In base all’indagine, i settori più coinvolti sono quello della ristorazione, nel quale dichiarano di aver lavorato il 27,8% dei 14-15enni che coinvolti nel lavoro minorile, poi quello della vendita al dettaglio, il 16,2%, il lavoro agricolo per il 9,1%, quello nell’edilizia per il 7,8%, quello di cura per i familiari per il 7,3%, ma anche lavoro informatico o di vendita online per il 5,7%. Alcuni lavorando solo saltuariamente, altri invece quotidianamente, la metà per circa 4 ore al giorno. Con conseguenze negative sul percorso scolastico, in alcuni casi anche con l’abbandono degli studi, e con quindi effetti concreti sulle possibilità future di avere occupazioni stabili e ben retribuite. Andando così ad alimentare la crescita del fenomeno dei Neet o il circuito della sotto occupazione e del lavoro nero. Stretto anche il legame tra lavoro e giustizia minorile, con il 40% dei ragazzi presi in carico da servizi sociali o istituti penali che ha dichiarato di aver già lavorato prima del raggiungimento dell’età consentita. Un fenomeno da sradicare, che si annida fra le fasce di popolazione socialmente più fragili e che rappresenta una parte, una delle più gravi, del fenomeno complessivo del lavoro nero e dello sfruttamento della manodopera. Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, in merito a questo problema ha annunciato il piano “Garanzia infanzia”, che dovrebbe prevedere, oltre a maggiori controlli per contrastare il lavoro minorile, azioni più efficaci per evitare l’abbandono scolastico ed anche un uso appropriato e corretto dell’alternanza scuola-lavoro, per accompagnare in modo legale e controllato i giovani alla vita lavorativa. Una battaglia importante per garantire a tutti i ragazzi il diritto allo studio ed alla propria infanzia e per rendere loro possibile una vita di inclusione sociale e benessere nel futuro.