di Francesco Paolo Capone – Segretario Generale Ugl

Con la prima conferenza stampa a Roma, è partita la campagna sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro della Confederazione. A seguire, sempre nella giornata odierna, siamo stati presenti a Firenze e a Bologna, mentre domani si toccheranno nell’ordine Genova, Torino e Milano. Nelle prossime settimane, il tour di conferenze “La Sicurezza è il tuo futuro” arriverà anche nelle altre Regioni. L’occasione è data dalla presentazione del Report 2022, elaborato dall’Ufficio sicurezza della Ugl, guidato da Antonio Ratini, e dalla necessità di rinnovare alcune richieste all’esecutivo nazionale e ai governi regionali. La vera novità dello studio prodotto dalla Ugl è nell’aver focalizzato l’attenzione sull’incidenza del fenomeno infortunistico sugli occupati. Un elemento che non emerge dalle periodiche comunicazioni dell’Inail, le quali si soffermano quasi sempre sui valori assoluti e su quelli percentuali. Guardare all’incidenza in rapporto agli occupati significa porre rilievo sulla maggiore o minore rischiosità di un territorio o, piuttosto, con riferimento alle condizioni soggettive della persona. Con l’obiettivo di limitare la presenza di elementi distorsivi, l’attenzione si è ulteriormente focalizzata sui soli infortuni nei luoghi di lavoro, escludendo quelli in itinere, i quali, è però opportuno ricordare, in molti casi sono comunque collegati a fenomeni di eccessivo stress lavorativo. Con riferimento al territorio, la prima regione per incidenza è la Valle d’Aosta, anche per effetto del ridotto numero di occupati. Considerando, però, le regioni più grandi, quella con la più alta incidenza è la Campania. Il Lazio, come la Lombardia, è dietro, anche se la provincia di Roma è quella che, in valori assoluti, segna il più alto numero di infortuni mortali nel 2022. Ed ancora. L’incidenza è strettamente connessa all’età (il rischio maggiore si registra fra i giovani, con meno di 24 anni, e i lavoratori maturi, con oltre 65 anni), come pure alla nazionalità (rischiano di più i cittadini stranieri rispetto agli italiani, anche perché più occupati in settori a forte criticità, dalle costruzioni alle attività di magazzinaggio). A fronte di questo contesto, la nostra Organizzazione torna a chiedere di investire nella formazione dei lavoratori, dei datori di lavoro e delle altre figure professionali. La formazione andrebbe, altresì, estesa a tutti i livelli, partendo dalla scuola. Le regioni possono fare tanto anche sul versante del rafforzamento dei controlli a tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, anche attraverso il coinvolgimento degli enti locali, fondamentali per intercettare il lavoro sommerso nel commercio, nell’edilizia e nell’agricoltura. È altresì fondamentale rendere strutturali, stabili e costanti i momenti di confronto con i sindacati e le associazioni datoriali.