Mosca accusa Kiev. Zelensky: «Io penso al nostro paese»

I servizi di sicurezza russi hanno fermato la donna accusata di avere compiuto l’attentato di ieri in un caffè di San Pietroburgo, in cui è morto il blogger Maksim Fomin, conosciuto come Vladlen Tatarsky, famoso per le sue posizioni filoputiniane e per essere un fervente sostenitore della guerra in Ucraina. La donna fermata si chiama Darya Trepova e ha 26 anni. «Agenti del Comitato investigativo, in collaborazione con i servizi operativi, hanno fermato Darya Trepova, sospettata di essere coinvolta nell’esplosione al caffè di San Pietroburgo», è quanto comunicato su Telegram dal Comitato investigativo, citato dall’agenzia Ria Novosti. La stessa agenzia ha poi diffuso un video in cui la 26enne afferma di avere portato la statuetta in seguito esplosa. Il marito della donna, Dmitry Rylov, il quale però non si trova in Russia, ha messo in dubbio tale possibilità in un’intervista, ipotizzando che la moglie sia stata in realtà incastrata. La versione di Mosca è che dietro l’attentato ci sia Kiev. Nello specifico il Comitato nazionale antiterrorismo russo, citato ancora dall’agenzia Ria Novosti, ha accusato i servizi segreti ucraini. Accusa condivisa dal Cremlino, che tramite il portavoce Dmitri Peskov ha dichiarato che «il regime di Kiev sostiene azioni terroristiche», motivo per cui «l’operazione militare speciale in Ucraina viene compiuta», aggiungendo anche che «questo regime è dietro l’assassinio di Darya Dugina e molto probabilmente dietro l’assassinio di Fomin». Kiev – che in queste ore ha inoltre smentito la presa di Bakhmut annunciata dalla Wagner – respinge le parole di Peskov. «Non penso a quello che succede a San Pietroburgo o a Mosca, deve pensarci la Russia. Io penso al nostro paese», ha commentato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, stando all’agenzia Ukrinform.