di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Lo diciamo da tempo, per impostare un futuro all’insegna dello sviluppo e del benessere, all’Italia servono alcuni importanti interventi, fra i quali una transizione digitale ed ecologica che salvaguardi produzione e occupazione e un progetto complessivo di modernizzazione, con nuove infrastrutture, ma anche con un’adeguata manutenzione di quelle esistenti e più in generale del territorio nel segno della sicurezza. Interventi, fra l’altro, non solo necessari per supportare il sistema economico-sociale italiano, ma capaci di offrire un valore aggiunto fornendo una spinta sostanziosa e concreta all’economia e all’occupazione. Ora poi c’è anche l’impegno preso dall’Italia di realizzare entro i termini stabiliti le opere previste dal Pnrr, che rivestono un interesse strategico per il Paese. E qui la situazione si fa complessa: se gli obiettivi da raggiungere entro il 2022 sono stati centrati, ora bisogna occuparsi di quelli futuri e non mancano le criticità in vista del picco di spesa che cadrà nel biennio 2024/25. Una «sfida da far tremare i polsi» per il ministro Raffaele Fitto, che però ha assicurato sulla determinazione dell’Esecutivo a rispettare tutti gli impegni, in un orizzonte temporale ampio: «questo governo non si pone il problema della scadenza nell’immediato, ma alla fine della legislatura, giugno 2026, quando finirà il Pnrr». Per farlo, però, occorre agire rimuovendo gli ostacoli sul cammino e uno degli ostacoli al rispetto delle scadenze europee, ce ne sono anche altri, si pensi alla questione del personale dedicato al Piano, è proprio rappresentato dalla presenza di procedure eccessivamente cavillose e farraginose, che non ottengono il risultato di garantire efficienza e trasparenza, ma sono solo un freno allo sviluppo, cosa particolarmente inopportuna ora, con la necessità di adempiere alle previsioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Le disposizioni adottate dal Consiglio dei Ministri in materia di semplificazione amministrativa sembrano andare proprio nella direzione di un’effettiva sburocratizzazione e di uno snellimento delle procedure, direzione auspicata dall’Ugl già da prima della presenza del Pnrr in un’ottica di sostegno allo sviluppo ed ora ancor più necessaria: la riforma del codice degli appalti è, infatti, un presupposto essenziale per lo sblocco dei cantieri. La titolarità in via esclusiva in capo all’Anac della Banca dati nazionale dei contratti pubblici con l’Anagrafe unica delle stazioni appaltanti, il rafforzamento del partenariato pubblico-privato e la forte spinta alla digitalizzazione, contribuiranno in maniera significativa all’accelerazione dei tempi procedimenti di gara e dell’intero ciclo della gestione della procedura, con risparmi di tempo stimati fra i sei mesi e l’anno. Un primo passo importante verso la semplificazione è stato fatto.