di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Così come per l’acqua potabile, della quale, secondo recenti dati Istat, l’Italia disperde ben il 42,2% in fase di distribuzione, anche per con l’illegalità, il nostro Paese perde sistematicamente risorse ingentissime.
Nel settore della cantieristica navale, la Guardia di Finanza di Venezia ha individuato, anche grazie alla collaborazione con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro, quasi 2.000 lavoratori, per lo più bengalesi e dell’Europa dell’est, retribuiti con paghe irregolari e spesso privati dei più elementari diritti sanciti dai contratti collettivi. Con implicazioni negative anche in termini di sicurezza sul lavoro, la quale va a braccetto spesso, ma non solo, con l’illegalità. Sistematico è emerso il ricorso, da parte delle imprese appaltatrici, al meccanismo della «paga globale» ovvero il lavoratore viene retribuito, a prescindere dalle previsioni del ccnl di settore, con una paga oraria forfettaria, parametrata esclusivamente alle ore lavorate. A Milano è stato scovato un giro di evasione fiscale che durava da ben venti anni tra Italia e Cina, per un totale di 22 arresti nella logistica, 3 aziende indagate, una quindicina di cinesi indagati e altri arrestati, quasi 130 capi di imputazione in totale e circa 270 milioni di euro versati in Cina, con pagamenti di false fatture, e poi rientrati in contanti in Italia.
Il problema, tuttavia, va osservato anche dall’altra parte della barricata e in questo ci aiuta Confcommercio che, nell’indagine su usura e fenomeni illegali, racconta come il 16% degli imprenditori tema il rischio usura e racket. Numeri alla mano, più di un imprenditore su cinque ha avuto notizia di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività e, in particolare, il 10,3% ne ha conoscenza diretta. Notizie più frequenti nel Sud (31,1%), a Palermo in particolare (31,9%), tra le imprese dei trasporti (29%), del commercio al dettaglio non alimentare (26,4%), per i bar (26%). Oltre sei imprese su dieci si sentono penalizzate dall’abusivismo e dalla contraffazione, più frequentemente al Sud (68,9%) e al Nord Ovest (68,3%), a Palermo (69%), nei trasporti (68,5%) e nel commercio al dettaglio alimentare (67,2%). Sempre secondo Confcommercio, l’illegalità per il commercio e per i pubblici esercizi è costata complessivamente 33,6 miliardi di perdite totali nel 2022, con perdite di fatturato pari a 23,7 miliardi. Le perdite complessive annuali dei settori colpiti ammontano all’8,9% del fatturato e del valore aggiunto pari a 7,2 miliardi di euro. E, ciliegina sulla torta, sono a rischio 268mila posti di lavoro regolari.
Ecco il prezzo, soltanto parziale, perché è su di un settore che i dati si concentrano, dell’illegalità.