La difficoltà di reperire profili professionali adeguati pesa per 37,7 miliardi di euro

La stima fornita da Unioncamere, sulla base dei dati del 2022 del sistema informativo Excelsior, è da far tremare i polsi: la difficoltà di reperimento del personale da parte delle imprese avrebbe addirittura un costo di 37,7 miliardi di euro. Si arriva a tale cifra mettendo insieme diversi parametri, come, ad esempio, il minor valore aggiunto prodotto dal ritardato inserimento delle figure professionali nel sistema produttivo e il tempo di attesa che varia in ragione della difficoltà di reperimento. In termini percentuali, i 37,7 miliardi di euro indicati sono pari al 3.1% di quanto complessivamente generato dalle filiere dell’industria e dei servizi. Il costo già alto potrebbe, peraltro, aumentare nei prossimi anni, alla luce dell’accelerazione nei processi di transizione che non è accompagnata, però, da un adeguato e diffuso percorso formativo, rivolto alle giovani generazioni, ma anche ai lavoratori maturi lontani dal pensionamento. Una preoccupazione che si riflette nelle richieste dei sindacati, con l’Ugl che, prima di altre sigle, già nel 2019, aveva chiesto forti investimenti sul versante della riqualificazione professionale. Il Fondo nuove competenze, in questo senso, rappresenta una opportunità, seppure parziale, in quanto intercetta una platea importante di occupati. La stessa ministra Marina Calderone ha più volte affermato di puntare sul potenziamento delle politiche attive.