Dalla sanità agli enti locali, il blocco del turn over pesa su servizi e Pnrr

Sempre più anziani e sempre di meno. La pubblica amministrazione continua ad essere alle prese con il progressivo invecchiamento della forza lavoro per effetto del blocco delle assunzioni introdotto per fronteggiare la crisi del debito pubblico del 2010-2011. Soprattutto con il governo Monti, come si ricorderà, il lavoro pubblico è stato di fatto congelato con la mancata sostituzione delle uscite. L’unica eccezione, per diversi anni, è stata rappresentata dalle Forze armate e dell’ordine. Soltanto con il primo governo Conte, si è allentato questo blocco, anche se i nuovi ingressi non hanno compensato le carenze, come emerso chiaramente nel momento in cui è esplosa la pandemia e il Paese ha scoperto di non avere medici né infermieri. Neanche il Piano nazionale di ripresa e resilienza sembra aver dato la spinta necessaria, almeno finora, cosa che ha allarmato i sindacati, con il leader della Ugl, Paolo Capone, che è tornato a chiedere un intervento straordinario per gli enti locali. Proprio i comuni, infatti, evidenziano le maggiori difficoltà nel mettere a terra i progetti, in quanto mancano i tecnici. Delle 15mila assunzioni attese, al momento se ne contano appena 2.500, cosa che sta rallentando notevolmente il cronoprogramma. Sempre i comuni sono alle prese con la carenza di assistenti sociali, una figura professionale praticamente introvabile, e di amministrativi per la gestione delle pratiche.