La flat tax incrementale si applica a tutti i guadagni aggiuntivi con un vantaggio netto. Lavoratori dipendenti e pensionati avranno la stessa no tax area. Come cambia l’Irpef

L’Irpef è l’imposta sui redditi delle persone fisiche che oggi pesa in larga parte sui redditi da lavoro dipendente e da pensione. L’obiettivo del governo è quello di arrivare ad un maggiore equilibrio, viste le attuali differenze esistenti, con una semplificazione dello scenario che potrebbe portare, nell’arco della legislatura e tenendo conto delle condizioni e dei vincoli costituzionali, alla introduzione della flat tax anche per il lavoro dipendente, dopo che è già stata introdotta per il lavoro autonomo fino a 85mila euro. Nel concreto, il primo passaggio dovrebbe portare alla riduzione a tre delle aliquote e degli scaglioni; la legge delega dovrebbe limitarsi a dettare il principio, demandando poi ai decreti legislativi l’individuazione delle relative soglie. L’obiettivo di una maggiore equità orizzontale si raggiunge, altresì, attraverso quattro passaggi. In primo luogo, l’individuazione di una unica fascia di esenzione fiscale, in particolare attraverso tra i redditi da lavoro dipendente e i redditi di pensione. Si tratta di quella che in gergo viene chiamata la no tax area, oggi più vantaggiosa per i lavoratori dipendenti rispetto ai pensionati. In secondo luogo, il riconoscimento della deducibilità, eventualmente in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la produzione del reddito da lavoro dipendente e assimilato. Anche in questo caso, è necessario attendere le valutazioni ulteriori che farà il governo, però, fin da subito, a titolo di esempio, fra le spese sostenute per la produzione del reddito da lavoro dipendente potrebbero rientrare quelle legate ai trasporti, alla formazione, all’acquisto di occhiali o altri dispositivi di produzione individuale, all’acquisto di prodotti tecnologici. Una categoria potenzialmente ampia, quindi. Una terza voce riguarda la possibilità di dedurre i contributi previdenziali obbligatori in sede di determinazione del reddito, con l’ipotesi di, in caso di incapienza, di dedurre l’eccedenza dal reddito complessivo. Un meccanismo che, tradotto in termini pratici, andrebbe ad incidere positivamente sul cuneo contributivo per la parte in capo al lavoratore. Il quarto intervento si può tradurre con la previsione di introduzione di una flat tax sui redditi incrementali anche per il lavoratore dipendente. Si tratta di una ipotesi che porta con sé due benefici: il primo con riferimento agli incrementi salariali maturati con lo stesso datore di lavoro (si pensi ai contratti di produttività); il secondo con riferimento a redditi da lavoro maturati con altri datori di lavoro, con una aliquota sostitutiva invece dell’aliquota marginale più alta.