di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Abbiamo sempre considerato il Pnrr un’occasione, irripetibile, da non perdere. Ma esiste un ostacolo, il più arduo tra i molti, in Italia alla sua attuazione. Il problema principale è la burocrazia, come fin dall’inizio evidenziato dall’UGL, la quale, sempre grazie al Pnrr, a sua volta ha davanti a sé un’occasione, irripetibile, di rilancio e di efficientamento. Tuttavia, la nota farraginosità dello “macchina pubblica” sta generando il classico serpente che si morde la coda. Secondo la Svimez, infatti, la principale motivazione indicata nel caso di mancata partecipazione riguarda appunto la complessità dei bandi e le scadenze stringenti. Al punto che è il 62% dei Comuni del Mezzogiorno a ritenere complesse le procedure per la partecipazione ai bandi, mentre il 43% del Centro-Nord ritiene agevole o molto agevole la partecipazione agli stessi. Le differenze riflettono, certamente, i ben noti divari tra Nord e Sud del Paese, ma esiste un, seppur piccolo, territorio comune di complessità. Se tra i centri con meno di 30.000 abitanti la partecipazione è mediamente più alta nel Mezzogiorno, il tasso di aggiudicazione è più contenuto. Senza dimenticare che la realizzazione di un’infrastruttura sociale nelle Regioni meridionali richiede circa 9 mesi in più rispetto alla media dei Comuni italiani.
Da questo punto di vista, a ben poco servono le osservazioni del commissario europeo agli Affari economici Gentiloni, se non per cogliere un’occasione ghiotta per bacchettare il governo di centrodestra italiano, un governo cioè che, sì, ha ereditato il Pnrr ma in un contesto socio-economico nonché politico, nazionale e internazionale, totalmente stravolto rispetto a quando il Piano è stato ultimato, sul fatto ad esempio che l’Italia si preoccupi troppo di questioni quali il Ponte sullo Stretto e la flat tax. Come se il Ponte sullo Stretto, visto il divario infrastrutturale tra Nord e Sud, non possa essere occasione di crescita e come se la flat tax, a fronte di stipendi tra i più bassi d’Europa e di una tassazione tra le più alte d’Europa, non possa essere occasione per liberare energie fondamentali da reimmettere nel sistema. E pur sapendo che l’Italia ha chiesto una revisione del Pnrr.
Poiché, nonostante le difficoltà di accesso, in quasi otto casi su dieci i Comuni del Sud considerano il Pnrr un’occasione decisiva per la riduzione dei divari territoriali, riteniamo essenziale ridiscuterlo per renderlo flessibile e adeguato alle esigenze delle singole realtà territoriali, istituendo una cabina di regia a supporto del Mezzogiorno. È in gioco lo sviluppo e la modernizzazione del Meridione e la creazione di nuovi posti di lavoro nei prossimi anni.