Le comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo: «Nuove regole entro il 2023, Patto di stabilità sia più attento alla crescita»

«Il primo banco di prova è il tema dell’immigrazione, a cui il nostro governo ha ottenuto che venisse dedicata gran parte del consiglio straordinario di febbraio. Siamo di fronte a un’emergenza che sta diventando strutturale, questa definizione è la più realistica fotografia». Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante il suo intervento al Senato nelle comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo. «Lo voglio ribadire – ha proseguito al riguardo Meloni –: prima di ogni ipotetico diritto a emigrare, ogni essere umano ha il diritto a non essere costretto a migrare in cerca di una vita migliore. È esattamente l’aspetto che Europa e Occidente in questi anni hanno colpevolmente trascurato. All’indomani della disgrazia di Cutro ho scritto al presidente della Commissione europea, al presidente del Consiglio europeo e al Consiglio UE per ribadire che non possiamo attendere oltre. Non possiamo aspettare inermi il prossimo naufragio, pericolo insito per viaggi organizzati da scafisti senza scrupoli. Le frontiere dell’Italia sono le frontiere dell’Europa». Le indicazioni dell’UE, ha quindi osservato Meloni, sanciscono «il principio del coinvolgimento degli Stati di bandiera delle navi Ong nelle operazioni Sar, che non devono più gravare solo sugli Stati di approdo. Gli Stati di bandiera che finanziano le Ong devono assumersi le responsabilità che il diritto del mare assegna loro». Altro tema toccato è stato quello del Patto di stabilità. «Entro il 2023 – ha detto Meloni – bisogna arrivare a nuove regole, sulla base di principi realistici dopo la pandemia del Covid: serve più equilibrio tra stabilità e crescita. In passato c’è stata molta più attenzione alla stabilità, ora abbiamo più bisogno di attenzione alla crescita. È la nostra priorità. Le nuove regole devono sostenere investimenti pubblici, il tema dell’austerità è finito». Sull’aumento delle spese militari, il presidente del Consiglio ha ribadito che «questo governo è abituato a difendere l’interesse nazionale». «Non abbiamo mai fatto mistero – ha quindi aggiunto – di voler aumentare gli stanziamenti in spese militari, come hanno fatto i governi precedenti, magari di soppiatto, senza metterci la faccia. Noi la faccia ce la mettiamo, convinti che rispettare gli impegni sia vitale per tutelare la sovranità nazionale. La libertà ha un prezzo: se non sei in grado di difenderti lo fanno altri, ma lo faranno imponendo un prezzo». Perciò, per quanto riguarda il dossier Ucraina, Meloni ha osservato che «sul piano geopolitico e diplomatico le pressioni su Mosca sono fondamentali per assicurare il rispetto del diritto internazionale e, ancora di più, per creare le condizioni per un percorso negoziale per il raggiungimento di una pace giusta, condizioni che finora non sono maturate, ma che perseguiamo con tenacia ogni giorno».