di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Oggi ricorre il 162esimo anniversario dell’Unità d’Italia: era il 17 marzo del 1861, quando venne proclamato lo Stato unitario, dopo la seconda guerra d’indipendenza, a seguito dei plebisciti che sancirono la volontà popolare di congiungersi sotto istituzioni comuni e un’unica bandiera, quella Tricolore. Ci volle ancora qualche anno perché l’unione territoriale di tutta la Penisola fosse completata, per alcune aree del Paese si dovette aspettare la fine della prima guerra mondiale, comunque questa giornata rappresenta la data di nascita del nostro Stato nazionale ed il culmine del Risorgimento italiano. Eventi che oggi sembrano lontanissimi, appartenenti a un passato remoto sepolto nei libri di storia. Concetti come indipendenza, sovranità ed unità nazionale sembrano quasi scontati. Eppure non è affatto così, l’impegno per mantenere e riconquistare ogni giorno quanto ottenuto dai patrioti che combatterono per la nostra Nazione ormai più di un secolo e mezzo fa deve essere quotidiano, per affrontare le sfide dei tempi presenti, che sono tantissime a livello politico, economico, sociale e culturale, sia all’interno dei nostri confini che nei rapporti internazionali. Una tra queste sfide, ormai annosa, consiste nel superamento di quel gap creatosi all’interno del nostro Stato, fra Centro-Nord e Mezzogiorno. I dati confermano lo storico divario: il tasso di occupazione nel 2022 al Nord è di oltre il 68%, mentre al Sud si ferma al 46%, così come quello di disoccupazione nelle regioni meridionali è quasi il triplo di quello del Nord. E poi la questione dell’emigrazione giovanile, della crisi demografica, delle prospettive di istruzione per i nuovi nati e tanti altri elementi che attestano la persistente differenza di condizioni socio-economiche fra la parte centro-settentrionale del Paese e quella meridionale. Ne ha parlato anche il Commissario Ue all’Economia Gentiloni affermando che “negli anni la distanza tra Centro e nord ed il sud è aumentata, il Pil del Mezzogiorno dal 25% è passato al 22%”, ma, come affermato dallo stesso Gentiloni, le cose potrebbero cambiare, grazie alle risorse del Pnrr per il Sud, 86 miliardi, al ruolo nell’ambito della transizione energetica, nel Mezzogiorno si produce la metà dell’energia green italiana e si potrebbe fare di più, al nuovo piano di partnership con l’Africa, il “Piano Mattei” proposto dal governo Meloni che potrebbe trasformare, come del resto sarebbe naturale anche da un punto di vista geopolitico, il Sud in un grande punto di raccordo fra Europa e Mediterraneo, nel segno dello sviluppo e della crescita. Occorrono progetti lungimiranti, azioni efficaci, investimenti mirati in infrastrutture e servizi ed anche un capitale umano, si pensi all’attuazione del Pnrr, all’altezza della situazione. E poi, anche il Ponte sullo Stretto di cui si parla da tempo, se finalmente riuscirà a tradursi in realtà potrebbe essere un importante elemento, non solo simbolico, ma concreto, di un’unità che va, dopo tanti anni da quel 17 marzo del 1961, finalmente raggiunta in modo completo.