Dal palco del congresso della Cgil, il premier difende la riforma fiscale e ribadisce la sua contrarietà al salario minimo e al reddito di cittadinanza

Riforma fiscale, reddito di cittadinanza, salario minimo sono alcuni dei (tanti) temi affrontati dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dal palco del congresso della Cgil, sindacato dalle posizioni politiche lontanissime da quelle del premier. Che comunque non ha rifiutato l’invito e il confronto con una platea politicamente distante: «Non mi sottraggo a un contesto sapendo che è un contesto difficile. Non mi spaventa». Meloni ha difeso la riforma fiscale che il Consiglio dei ministri ha approvato ieri con una legge delega, sostenendo che la riforma, «frettolosamente bocciata da alcuni», contribuirà a «far ripartire l’economia» e «liberare le energie migliori dell’Italia», rilanciando così l’occupazione. La leva fiscale come strumento di crescita economica, dunque. «Lavoriamo per consegnare agli italiani una riforma complessiva che riformi l’efficienza della struttura delle imposte, riduca il carico fiscale e contrasti l’evasione fiscale, che semplifichi gli adempimenti e crei un rapporto di fiducia fra Stato e contribuente», ha dunque aggiunto il premier. Il congresso della Cgil ha ospitato ieri anche la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte. I due ne hanno approfittato per rilanciare la battaglia sul salario minimo, una soluzione che trova da sempre la netta opposizione di Meloni. «Non è la strada più efficace perché la fissazione per legge di questo non sarà una tutela aggiuntiva, rispetto a quella della contrattazione collettiva, ma potrebbe diventare sostitutiva, facendo un favore alle grandi concentrazioni economiche. La soluzione, a mio avviso, invece è stendere contratti collettivi a vari settori e intervenire per ridurre il carico fiscale sul lavoro», ha spiegato il presidente del Consiglio, contrario anche al reddito di cittadinanza. Un fallimento «perché a monte c’è un errore: mettere nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi non poteva lavorare, mettendo insieme politiche sociali e politiche attive del lavoro». «Vogliamo tutelare chi non è in grado di lavorare, chi ha perso il lavoro, gli invalidi ecc. ma per chi può lavorare la soluzione è creare posti di lavoro, inserire queste persone in corsi di formazione anche retribuiti», ha quindi detto Meloni.