Ue: dopo l’auto, anche la casa “green”. La direttiva riguarderebbe tra 3,1 e i 3,7 milioni di immobili, da riqualificare entro il 2033

Tutti i nuovi edifici privati in Europa dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Ci sarà da ridere o da piangere – anche per gli edifici pubblici dal 2026 – con la direttiva Ue per l’efficientamento energetico degli edifici, presentata dalla Commissione europea il 15 dicembre 2021, riveduta e corretta, e approvata ieri dal Parlamento europeo. Favorevole un’ampia maggioranza in aula, contrari Fdi, Lega e Fi. Ora inizierà un trilogo, cioè una trattativa, tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue per ulteriori interventi sul testo. Si prevede anche che tutti i nuovi edifici, per i quali sarà tecnicamente ed economicamente possibile, dovranno dotarsi di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032. Gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E, entro il 2030, e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D). La “classe A” rappresenta un edificio a emissioni zero, la “classe G” la più bassa e include il 15% degli edifici aventi le prestazioni peggiori del parco immobiliare nazionale. Gli altri sono distribuiti proporzionalmente tra le classi comprese tra G e A. In G, solo il 15% degli edifici con le prestazioni peggiori e su cui bisognerà intervenire subito. La direttiva riguarderebbe tra 3,1 e i 3,7 milioni di immobili (da riqualificare entro il 2033). A livello europeo, il passaggio da G a F riguarderà circa 30 milioni di unità immobiliari. Previsto uno stanziamento fino a 150 miliardi di euro per l’attuazione delle norme minime di prestazione energetica fino al 2030. Risorse che non basteranno. E il governo italiano promette battaglia.