di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Il tema della partecipazione si fa urgente e, fortunatamente, sempre più condiviso. L’attuazione dell’articolo 46 della Costituzione, che prevede la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, è una battaglia storica che l’Ugl porta avanti sin dalla propria fondazione, per meglio dire fin dalla nascita della stessa Cisnal nel 1950, e dovrebbe vedere impegnate tutte le forze sindacali, sia confederali che autonome, data la fondatezza di questa causa. Importante in questo senso la presa di posizione della Cisl, con la proposta di una legge di iniziativa popolare sul tema, una scelta che dovrebbe essere condivisa anche dalle altre sigle e non solo, anche dai rappresentanti della parte datoriale. Perché quella della partecipazione potrebbe essere un’innovazione capace di delineare in senso positivo il futuro delle relazioni industriali, di cui nel frangente attuale ci sarebbe estremo bisogno per fronteggiare l’instabilità economica determinata prima dalla pandemia, poi dalla crisi energetica e dalla guerra in Ucraina, ancora in corso, ed ora anche da un nuovo preoccupante shock, quello relativo al fallimento di due importanti istituti di credito statunitensi. La partecipazione è un antidoto importante all’instabilità economica e sociale in quanto per sua stessa natura garantisce il mantenimento degli investimenti sul territorio nazionale, tutela i livelli occupazionali, instaura una forma di relazioni industriali improntata non sul conflitto di classe, ma sulla collaborazione, attraverso un vero e proprio patto sociale fra lavoro e capitale. È un’alternativa rispetto all’attuale modello di globalizzazione, che ha generato una progressiva riduzione dei diritti sociali, ponendo il lavoratore al centro dei processi decisionali. In questa prospettiva, è essenziale attuare il dettato costituzionale in forza del quale la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende. In particolare, senza indebolire la contrattazione collettiva nazionale, aprendo nuovi spazi negoziali nell’ambito dei contratti di secondo livello aziendale, gli unici che possono garantirne la reale attuazione. Con l’ampliamento del fronte sindacale attivamente impegnato per la realizzazione della partecipazione, ora c’è bisogno che anche la politica faccia la propria parte. L’Ugl, già in occasione dell’incontro di Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni, aveva sollevato la questione, ricevendo rassicurazioni dal governo sull’attenzione verso questa importante materia: ora, per concretizzare questo impegno, occorre l’apertura di un tavolo fra Governo e parti sociali per discutere di una riforma che il Paese attende da decenni, nell’ottica di favorire la coesione sociale e consolidare le fondamenta della nostra democrazia.