Resta in primo piano la questione della formazione continua per la ricollocazione

Boom di dimissioni volontarie nel 2022, anche nell’ultimo trimestre si registra un primo rallentamento. Sono quasi 2,2 milioni le dimissioni raccolte dal ministero del lavoro, in crescita del 13,8% rispetto al 2021, quando se ne registrarono 1,93 milioni. Si tratta di un fenomeno già emerso nei mesi successivi alla pandemia e che, in molti, hanno collegato, soprattutto a livello mondiale, con la volontà di migliorare la conciliazione fra i tempi di lavoro e quelli di vita. In Italia, in aggiunta, potrebbero aver influito anche altri fattori, ad iniziare dal consistente pacchetto di bonus introdotti nei primi tempi del Covid-19 e prima ancora con il reddito di cittadinanza. Comunque sia, si è davanti ad un fenomeno che si accompagna ad una contemporanea crescita dei contratti a tempo indeterminato. Nel 2022, si è registrato anche un incremento dei licenziamenti, passati dai 577mila del 2021 ad oltre 751mila, con un aumento, quindi, di poco superiore al 30%. Anche per i licenziamenti, comunque, la tendenza è simile con un picco nella prima parte dell’anno e poi un rallentamento. Dimissioni e licenziamenti richiamano la questione della riqualificazione del personale, sia per quello in servizio che per quello che ora si rimette alla ricerca di una occupazione. La Ugl insiste da tempo sulla necessità di rafforzare le politiche attive, in particolare sulla formazione continua per tutta la vita.