di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Non si può che sottoscrivere quanto detto dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che ha dichiarato di non apprezzare le dichiarazioni dei propri colleghi, banchieri centrali, «sui rialzi prolungati dei tassi» e il riferimento palese è alla presidente della Bce, Christine Lagarde. «Anche se la politica monetaria ha finora avuto successo nello stabilizzare le aspettative, la grave situazione geopolitica rende molto difficile prevedere i futuri andamenti macroeconomici. La politica monetaria dovrà quindi continuare a muoversi con prudenza, facendosi guidare dai dati – ha affermato Visco – senza mettere a rischio la stabilità finanziaria e minimizzando gli effetti negativi sull’ancora fragile ripresa». Il governatore della Banca d’Italia ha pienamente ragione e non è la prima volta che le dichiarazioni di Lagarde rischiano di essere controproducenti per l’Europa: ricordiamo quanto accadde durante la pandemia ed ora è in atto una crisi globale altrettanto importante. Dal punto di vista comunicativo, con esternazioni insistenti che rischiano di minare la ripresa, e dal punto di vista concreto, con scelte di politica monetaria che potrebbero avere riflessi significativi sull’economia reale determinando un eccessivo aumento del costo del denaro, cosa che, oltre a rivelarsi un’arma inefficace per contrastare un’inflazione da offerta, potrebbe comprimere i consumi, rallentando la domanda e bloccando la crescita. Le scelte economiche della Banca Centrale europea dovrebbero, invece, essere improntate alla cautela, soprattutto nell’attuale scenario geopolitico, che continua a essere caratterizzato da una grande incertezza, mentre continua a preoccupare la debole ripresa dell’economia. Certamente, da un lato è utile perseguire il mantenimento della stabilità dei prezzi, per far fronte a ciò ci sono anche i provvedimenti per contrastare la crisi energetica, anche perché l’inflazione pesa non solo sulle aziende, ma anche sulle categorie sociali più fragili, come detto dalla stessa Lagarde: «So che le prime vittime dell’inflazione sono i meno privilegiati, i più vulnerabili, le donne, per questo faremo tutto quello che serve». Questo nuovo “whatever it takes”, ovvero il rialzo dei tassi d’interesse sui prestiti bancari, ma anche il continuo riferimento allarmistico a questa possibilità, sembra però meno opportuno di quello di draghiana memoria, perché rischia concretamente di generare un effetto domino, ovvero un congelamento degli investimenti e dei consumi, con conseguenze negative economiche e sociali, anche dal punto di vista occupazionale, cosa che l’Europa deve assolutamente evitare. Ed è invece fondamentale che banche centrali, Bce compresa, adempiano al loro duplice mandato che, parallelamente alla stabilità dei prezzi, prevede anche la tutela della piena occupazione.