di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Per colmare il mismatch fra domanda e offerta di lavoro servono tante iniziative di carattere politico, ma occorre anche un cambiamento culturale nella cittadinanza. Che faccia comprendere come sia utile dirigersi verso percorsi di studi nuovi e capaci di garantire buone possibilità di trovare un’occupazione stabile e sicura. Certo, l’istruzione non va necessariamente finalizzata al lavoro, altrettanto vero che vanno assecondati talenti e passioni che apparentemente hanno meno sbocchi professionali, se sono profondamente nelle corde dei ragazzi. Ma a coloro, e sono tanti, che vedono lo studio innanzitutto come un mezzo per costruire il proprio futuro, bisogna offrire opportunità concrete e tarate sulle reali esigenze del sistema produttivo italiano, onde evitare che intraprendano strade sbagliate, con ripercussioni negative non solo economiche, ma anche personali. E per far questo serve una prospettiva nuova, anche da parte di studenti e famiglie, che sia meno incentrata sul classico “pezzo di carta” e che invece prenda in esame l’ampio mondo delle professionalità tecniche, molto richieste dalle aziende. Una notizia di oggi: le imprese italiane nel 2022 hanno ricercato, per rinnovare il proprio organico, 52mila diplomati Its Academy, ovvero tecnici specializzati che hanno frequentato scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica, conseguendo il diploma di tecnico superiore. Un percorso di studi basato sulla volontà di connettere meglio istruzione e mondo del lavoro, per formare nuove generazioni capaci di rispondere alle richieste di innovazione in campo tecnologico, per piccole, medie e grandi imprese, dell’industria, ma anche dei servizi. Le professionalità che servono, e che invece non sono disponibili in numero sufficiente, sono diverse, nella meccanica, nell’elettronica, nella comunicazione, nell’informatica e nello sviluppo di sistemi software. Senza poi considerare l’impatto della transizione energetica, con la crescente richiesta di competenze nell’ambito ambientale, del risparmio energetico, della mobilità sostenibile, mentre si afferma anche un altro filone, quello relativo alle nuove tecnologie per il Made in Italy e per i beni e le attività culturali nell’ambito del settore turistico. È cosa certa che le Istituzioni, politiche e scolastiche, debbano fare la propria parte offrendo alla popolazione studentesca percorsi sempre migliori di studio, tenendo al passo coi tempi l’offerta formativa, rinnovando le infrastrutture, mantenendo standard adeguati su tutto il territorio nazionale. Bisogna, però, fare anche qualcosa in più: creare, attorno a questa esigenza di “tecnicità”, anche una sorta di “narrazione”, per usare un termine in voga. In una battaglia culturale che andrebbe portata avanti anche nel mondo della comunicazione, rivalutando un mondo di conoscenze e capacità, quelle tecniche, non solo utili all’affermazione personale, ma indispensabili per la collettività e necessarie, specie nel frangente odierno, per la modernizzazione e la ripresa del Paese.