La tutela della produzione nazionale ha ricadute positive su lavoro e reddito

Il Parlamento viaggia in parallelo con il governo sul versante del sostegno al made in Italy. Infatti, mentre il ministro Adolfo Urso ha avviato un tavolo di confronto sul tema, coinvolgendo i sindacati e le associazioni datoriali, la commissione attività produttive della Camera dei deputati ha in corso una indagine conoscitiva, allargata anche ad altri soggetti, università comprese. Sono stati ascoltati, fra gli altri, pure i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, così da avere un quadro complessivo di quelle che sono le criticità e delle proposte da mettere in campo a tutela della produzione nazionale. Un elemento su cui, in particolare, ha insistito l’Ugl, ma che ritroviamo pure in altri contributi arrivati soprattutto dall’università, è la necessità di valorizzare il bene immateriale rappresentato dal marchio made in Italy, cosa che permetterebbe di andare oltre i tradizionali confini che rimandano principalmente alle produzioni agroalimentari e al turismo. Il carattere di eccellenza si potrebbe, così, applicare a tutta la produzione nazionale, con evidenti benefici in termini occupazionali e di crescita del prodotto interno lordo. Altro elemento su cui si è concentrata l’attenzione di molti è la leva fiscale, con l’importanza di allineare gli sgravi riconosciuti ai contribuenti all’industria nostrana. Fondamentale, inoltre, ridurre il costo del lavoro e la promozione all’estero.