Italiani: belli, giovani e… disoccupati. Lavoratori e giovani, una rarità. Censis: «Nel decennio 2012-2022 gli occupati 15-34enni sono diminuiti del 7,6% e quelli con 35-49 anni del 14,8%»

Sostiene il rapporto Censis-Eudaimon, realizzato in collaborazione con Eudaimon, Credem, Edison e Michelin, che di lavoratori in futuro ce ne saranno sempre meno. Nel 2040 le forze di lavoro nel complesso saranno diminuite dell’1,6%, come esito della radicale transizione demografica. E così i lavoratori giovani in Italia sono diventati una rarità: nel decennio 2012-2022 gli occupati 15-34enni sono diminuiti del 7,6% e quelli con 35-49 anni del 14,8%. I 50-64enni sono aumentati del 40,8%, i 65enni e oltre del 68,9%. A conferma, i dati dell’Istat, che con le sue stime mensili su occupati e disoccupati, conferma che a a gennaio il tasso di disoccupazione sale al 7,9% (+0,1 su dicembre 2022), quello giovanile al 22,9% (+0,7 punti). Il numero di persone in cerca di lavoro cresce su base mensile (+1,7%, pari a +33mila unità) tra le donne e i minori di 50 anni. Nell’anno, diminuisce il numero di persone in cerca di lavoro (-6,7%, pari a -143mila unità). Il tasso di inattività scende al 33,9% (-0,2 punti). Come se non bastasse, il rapporto Save the Children racconta di un’Italia, in cui la povertà economica delle famiglie ha un impatto sui percorsi educativi di bambini e adolescenti. La spesa delle famiglie per l’istruzione è in media molto bassa e diminuisce, in particolare, tra i nuclei più poveri e al Sud. Una famiglia con reddito più basso, residente al Sud, spende in media 5 euro al mese per costi legati all’istruzione dei figli, a fronte dei 33 spesi da una famiglia che vive nella stessa area, ma appartiene a una fascia più ricca della popolazione. La forbice nei consumi educativi tra le famiglie di diverse condizioni economiche si allarga nelle regioni del Nord. Senza dimenticare che il perdurare delle culle vuote lascia immaginare sia un modo del lavoro sia un Paese intero senza giovani.