Lo riferisce “The forgotten ones”, l’ultimo rapporto diffuso da Save The Children

Sono 449 milioni i bambini che vivono in zone di conflitto. Lo riferisce Salve The Children, nel rapporto “The forgotten ones”, diffuso in Italia nell’ambito della campagna “Bambini sotto attacco”, che prevede fino al 26 marzo, anniversario della guerra in Yemen, diverse iniziative di sensibilizzazione. Nell’arco di anno, oltre 8 mila bambini (mediamente 22 ogni giorno) sono morti o sono stati mutilati. Secondo Save The Children, Afghanistan, Somalia e Siria sono tra i dieci peggiori Paesi dove vivere per i bambini. Nel rapporto si legge anche che, insieme ai territori palestinesi occupati da Israele, il Paese dove è stato ucciso (o mutilato) il numero più alto di bambini nel 2021 è l’Afghanistan: 633 sono stati uccisi e 1.723 sono stati mutilati a causa di ordigni esplosivi improvvisati, di esplosioni o residuati bellici esplosivi. Male va anche in altre regioni, tra cui la Somalia – qui sono stati 793 i bambini uccisi o mutilati –, un Paese dove, sottolinea Save The Children, si verificano, da un decennio, un numero altissimo di violazioni nei confronti dei più piccoli, con una media di 847 bambine e bambini uccisi e mutilati ogni anno. C’è poi anche la Siria, che registra il secondo più alto tasso di reclutamento e utilizzo di bambine e bambini, con 1.301 casi segnalati: il dato peggiore mai toccato nel Paese e drammaticamente in crescita rispetto al 2016, quando erano 961.