Gli accordi individuali nella pubblica amministrazione finiscono nel Piao

Il cantiere del lavoro agile continua ad essere aperto. Lo smart working, dopo la partenza al rallentatore del 2017, ha conosciuto un forte utilizzo con la pandemia da Covid-19, quando, seppure in forma molto impropria, ha permesso di mandare avanti l’economia sia privata che pubblica. Lo stesso protocollo condiviso per il rientro in sicurezza nei luoghi di lavoro, sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil, Ugl e le altre parti sociali, aveva puntato molto sul lavoro agile come strumento per contrastare la diffusione del virus. L’ultimo intervento, in ordine di tempo, è quello contenuto nel decreto Milleproroghe che ha però introdotto una differenziazione fra settore privato e pubblico impiego. La possibilità di chiedere il lavoro agile in presenza di figli minori di 14 anni resta nel privato, non così per i lavoratori fragili. Fermo restando la scadenza del 30 giugno, l’utilizzo dello smart working nel pubblico impiego deve essere preceduto da un accordo individuale, cosa formalmente non necessaria nel settore privato. Occorre comunque evidenziare che larga parte delle aziende ha provveduto a sottoscrivere accordi individuali, in linea con quanto previsto dalla legge 81/2017, per evitare sanzioni e incertezze. Nel pubblico impiego, gli accordi individuali sul lavoro agile, anche a prescindere dallo stato di fragilità, sono una delle componenti del Piano integrato di attività e organizzazione (Piao).