L’allarme della Confcommercio. In crescita solo le attività di alloggio e ristorazione

Nel corso degli ultimi dieci anni dalle strade delle città italiane sono scomparsi oltre centomila negozi, tra attività del commercio al dettaglio (circa 99mila) e di commercio ambulante (circa 16mila). È quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi della Confcommercio sulla demografia d’impresa nelle città italiane, realizzata in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne. Al contrario, risultano in crescita le attività di alloggio e ristorazione (di diecimila unità tra il 2012 ed il 2022). Per quanto riguarda la “nazionalità” delle imprese, sono in aumento quelle straniere, che hanno registrato una crescita sia delle attività (+44mila unità), sia degli occupati (+107mila). Entrando nel dettaglio, secondo l’indagine della Confcommercio, nei centri storici risultano in calo del 38,5% le attività legate ai carburanti, del 30,5% quelle per la commercializzazione di mobili e di ferramenta, del 31,5% quelli di libri e giocattoli e del 21,8% i negozi di abbigliamento. Le attività di alloggio, nelle zone centrali delle grandi città, sono invece aumentate del 43,4%. In crescita anche il numero di farmacie (+12,6%), di negozi di computer e telefonia (+10,8%) e di attività dedite alla ristorazione, +4%. Commentando i dati, il presidente Carlo Sangalli ha avvertito che «la desertificazione commerciale non riguarda solo le imprese, ma la società nel suo complesso perché significa meno servizi, vivibilità e sicurezza. Occorre accelerare la riqualificazione urbana con un utilizzo più ampio e selettivo dei fondi europei del PNRR e il coinvolgimento delle parti sociali».