Risultati inferiori alle attese, mentre è in arrivo il decimo pacchetto Ue. La Russia può contare su un sistema di relazioni molto saldo: il 65% della popolazione risiede in un Paese neutrale o vicino a Mosca; se misurato in termini di prodotto interno lordo è pari al 53%

L’attacco della Russia all’Ucraina, dopo un momento di incertezza, ha comunque trovato una risposta compatta da parte degli Stati uniti, della Gran Bretagna e dell’Unione europea, oltre naturalmente che della Nato, alla quale, come noto, partecipano anche altre Nazioni, ad iniziare dalla Turchia. Il primo strumento che è stato messo in campo è quello delle sanzioni, arrivate ormai al decimo pacchetto. L’obiettivo delle sanzioni è quello di colpire l’economia del Paese aggressore, allo scopo di ridurne la capacità bellica. Alla prova dei fatti, però, almeno per il momento, l’economia russa ha mostrato una certa tenuta, anche grazie alle relazioni che Mosca ha continuato a tenere con alcuni Paesi. Un dato, però, deve far riflettere. Chi ha preso formalmente posizione contro la Russia pesa per il 47% del prodotto interno lordo mondiale. Il 65% della popolazione mondiale, però, risiede in uno Stato che è neutrale se non a favore della Russia. Le sanzioni adottate nei confronti della Russia sono sostanzialmente di due generi. Un primo tipo è rivolto contro singoli individui o società riconducibili, più o meno direttamente, alla stretta cerchia del presidente Vladimir Putin. Oltre al gruppo degli oligarchi, fra le personalità colpite dalle sanzioni ritroviamo anche il patriarca Kirill I, sedicesimo patriarca di tutte le Russie. Un secondo tipo di sanzioni mira, più in generale, all’economia del Paese, andando a colpire in particolare alcuni settori strategici, di sicuro l’energia, fra gas e petrolio